Durante il secondo stupro, quello avvenuto nell’alloggio del personale, qualcuno del branco è preoccupato perché la malcapitata turista inglese si sente male. Uno dei violentatori chiede agli altri di finirla. Ma non tutti sono d’accordo. Si discute. Poi c’è un litigio mentre Anna (nome di fantasia), la vittima degli abusi, è nuda sul lettino. Nulla da fare. L’assalto così riprende e termina solo alle quattro del mattino. Sono i nuovi retroscena della ricostruzione choc della Procura di Torre Annunziata sulle violenze subite dalla donna e che ha portato a cinque arresti. Ed è proprio la turista a raccontare nei particolari l’ultima fase delle presunte violenze patite nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2016. Il sostituto procuratore titolare del caso Mariangela Magariello, che coordina gli agenti del commissariato di polizia di Sorrento diretti dal vicequestore Donatella Grassi, continua a lavorare sodo sul caso sperando in una piena collaborazione dei primi cinque indagati. Perché, come detto da Anna, avrebbero agito almeno altre due persone. Le quali, quando la donna fu portata dal bordo piscina all’alloggio del personale, erano ancora interamente vestite. Non è chiaro se anche questi complici fossero all’epoca dipendenti del Mare hotel Alimuri di Meta o semplici spettatori, magari chiamati da fuori da qualcuno della gang. Una banda composta, per la Procura, dagli ex dipendenti dell’albergo Antonino Miniero, Davide Gennaro Gargiulo, Fabio De Virgilio, Raffaele Regio e Ciro Francesco D’Antonio.
Litigio durante lo stupro
I toni sono concitati e la tensione è alle stelle perché delle «sei alle otto persone» coinvolte nelle violenze c’è qualcuna che ha un sussulto di dignità. Lo dice proprio Anna quando mesi dopo aver fatto la denuncia ricostruisce ciò che ha patito a Meta in un lungo colloquio con il pubblico ministero Magariello. L’attenzione è massima sui minuti finali dello stupro dove – stando alle accuse – hanno partecipato più persone. Tra cui i due aggressori ignoti. «Uno di loro – mette a verbale la turista – mi ha tappato la bocca, non ricordo se con la mia mano o con la sua. Dietro di me c’era uno di loro che gli intimava di fermarsi. Ricordo che hanno litigato, poi si sono fermati». La turista, in quegli attimi inquietanti, crede che sia finalmente finita. Tanto da piegarsi e invocare aiuto. «Il giovane che aveva detto di fermarsi mi ha accarezzato i capelli ed era come se volesse aiutarmi». Tra Anna e uno degli arrestati si parla confusamente anche della vita privata della donna e della figura del marito, prematuramente scomparso due anni prima. Ma la risposta, a detta della cinquantenne, è sconcertante. Il ragazzo stende la donna sul lettino e ne abusa ancora. Passano diversi minuti e il branco termina il suo disegno. Anna allora tenta di girarsi su un lato e riposare. Vuole dormire. Ma il suo ultimo aggressore le vieta di prendere sonno. «Qui non puoi dormire». Tant’è che la riveste con la complicità degli amici, mette il reggiseno di Anna nella borsa della turista fino ad accompagnarla alla sua stanza. «Li ho visto mia figlia in piedi che mi aspettava e che mi chiedeva dove fossi stata per tutto quel tempo» dice la turista.
Altri due complici
Stando alle ricostruzioni fatte finora dalla Procura, ci sono almeno altre due persone che hanno preso parte alle violenze. Si tratta proprio di quei complici del branco che hanno atteso Anna ancora vestiti. Sarà importante capire che atteggiamento avranno gli arrestati domani mattina quando nel carcere di Poggioreale sosteranno l’interrogatorio di garanzia con il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata Emma Aufieri.
Inchiesta sulla droga
La Procura di Torre Annunziata, intanto, continua a scavare incessantemente su quella notte di di Meta. E oltre a voler identificare gli altri complici della gang, vuole capire al più presto quale sia il canale di approvvigionamento percorso dai giovani per comperare gli stupefacenti. Dove è stata comprata la droga dello stupro? Chi l’ha portata a Meta e all’interno dell’hotel? C’è un giro di spacciatori di stupefacenti del genere da impiegare in particolare nei casi di violenza sessuale? E’ chiaro che il mix di Z-drugs e benzodiazepine è uno degli elementi base su cui regge tutta l’inchiesta. Di solito, come è facilmente desumibile da alcuni precedenti, questo tipo di “roba” circola illecitamente soprattutto grazie a mediatori che navigano sul web. I poliziotti, a proposito del malore subito dalla figlia della vittima e dall’immediata nausea che le suggerì di rientrare in camera, riflettono su uno scenario importante. Quello che fa presumere che la dose di droga messa nel drink della figlia sia stata impiegata con l’obiettivo di mettere ko la venticinquenne. Insomma, per sbarazzarsene invece che abusarne. D’altronde pare confermare questo scenario un particolare decisivo denunciato dalla donna. Ovvero: quel «solo la mamma, solo la mamma» pronunciato dai baristi prima di stuprarla indisturbatamente a bordo piscina.
Gli interrogatori
Domani intanto potrebbero emergere novità. Perché i giovani arrestati sosterranno l’interrogatorio di garanzia. E potrebbero dunque parlare. Già quando subirono i sequestri dei telefonini – era il 13 ottobre 2016 – iniziarono ad avanzare la loro difesa che potrebbe essere rilanciata già oggi. Per loro, il sesso era consenziente. Anche se quelle dichiarazioni spontanee rese durante la perquisizione dell’hotel non furono verbalizzate nonostante ora sono un punto dell’ordinanza di custodia cautelare. I legali, oltre a puntare all’inutilizzabilità di quelle parole, punteranno anche sul fatto che Anna, prima del viaggio, aveva stipulato una polizza anti stupro.
Salvatore Dare