I toni sono concitati e la tensione è alle stelle perché delle «sei alle otto persone» coinvolte nelle violenze c’è qualcuna che ha un sussulto di dignità. Lo dice chiaro e tondo Anna quando mesi dopo aver fatto la denuncia ricostruisce ciò che ha patito a Meta in un lungo colloquio con il sostituto procuratore Mariangela Magariello. L’attenzione è massima sui minuti finali dello stupro dove hanno partecipato più persone. Tra cui i due aggressori ignoti. «Uno di loro – mette a verbale la turista – mi ha tappato la bocca, non ricordo se con la mia mano o con la sua. Dietro di me c’era uno di loro che gli intimava di fermarsi. Ricordo che hanno litigato, ma poi si sono fermati». La turista, in quegli attimi inquietanti, crede che sia finalmente finita. Tanto da piegarsi e invocare aiuto. «Il giovane che aveva detto di fermarsi mi ha accarezzato i capelli ed era come se volesse aiutarmi». Tra Anna e uno degli arrestati si parla confusamente anche della vita privata della donna. Ma la risposta è sconcertante. Il ragazzo stende la donna sul lettino e ne abusa ancora. Passano diversi minuti e il branco termina il suo sporco disegno. Anna allora tenta di girarsi su un lato e riposare. Vuole dormire. Ma il suo ultimo aggressore le vieta di prendere sonno. Tant’è che la riveste pure con la complicità degli amici mettendo il reggiseno di Anna nella borsa della turista fino ad accompagnarla alla sua stanza. «Li ho visto mia figlia in piedi che mi aspettava e che mi chiedeva dove fossi stata per tutto quel tempo» dice la turista.
Un litigio durante lo stupro della turista inglese a Meta