Torre del Greco. Due nuovi filmati in cui si documenterebbero ulteriori «anomalie» all’esterno dei seggi elettorali e un secondo filone d’inchiesta legato alle «spese d’oro» di alcuni politici a caccia di uno scranno a palazzo Baronale. Con i riflettori puntati su presunte «valigette di soldi» circolate all’ombra del Vesuvio sia alla vigilia del primo turno sia in vista del ballottaggio del 24 giugno tra Giovanni Palomba e Luigi Mele, l’ex assessore ai lavori pubblici della giunta comunale targata Ciro Borriello costretto a inseguire il mobiliere di via monsignor Felice Romano capace di staccare di circa 8.000 preferenze il leader locale del centrodestra. Non si fermano le frenetiche indagini condotte dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, l’ex pm della direzione distrettuale antimafia di Napoli chiamato a fare piena luce sulla corsa alle urne a Torre del Greco. Anzi, il giro delle indagini si allarga e a finire sotto i riflettori – insieme alla presunta compravendita di voti davanti all’istituto superiore Cristoforo Colombo di corso Garibaldi – tocca agli «investimenti d’oro» dei politici.
Il colpo di scena dei video
Gli otto indagati tenuti sotto torchio per sei ore dal titolare delle indagini hanno sostanzialmente respinto le accuse avanzate dagli investigatori. I presunti «galoppini» di alcuni candidati al consiglio comunale avrebbero confermato qualche episodio marginale dell’inchiesta senza, tuttavia, entrare nel dettaglio. Ma a inguaiare gli otto indagati ci sarebbero due ulteriori filmati: non i video amatoriali girati all’esterno dei seggi e poi circolati sul web bensì registrazioni effettuate direttamente dalle forze dell’ordine. Se gli accertamenti tecnici disposti su tutti i telefoni cellulari sequestrati dai carabinieri della caserma Dante Iovino durante il blitz in corso Garibaldi – zona porto della città, storico fortino della camorra di Torre del Greco – dovessero confermare le ipotesi avanzate dagli investigatori, il cerchio della prima indagine si potrebbe chiudere in tempi brevissimi. E portare all’identificazione di tutti i protagonisti della vicenda.
La campagna acquisti
Intanto, la procura di Torre Annunziata si sarebbe concentrata su un secondo aspetto della corsa alle urne: le «spese d’oro» di alcuni politici per conquistare i consensi dei grandi elettori. Le voci relative a presunte «valigette di soldi» sono circolate in città già durante la prima fase della campagna elettorale e sono, evidentemente, arrivate fino al palazzo di giustizia di Torre Annunziata. Dove ora si cercano riscontri all’interno di conti correnti e non solo. In questo clima avvelenato, oggi i circa 300 sottoscrittori della petizione per «fare piena luce sulle elezioni del 10 giugno» presenteranno un esposto-denuncia in procura. L’ennesimo di una corsa al voto senza pace.