Scafati – Pasquale Aliberti “chattava” con Facebook utilizzando il profilo social del padre Nicola attraverso lo smartphone del genitore che lo accudiva agli arresti domiciliari. Una circostanza che aveva messo in apprensione Carlo Vitiello, l’autista che aveva accompagnato madre e padre dell’ex sindaco a Roccaraso. L’amico di famiglia ne fa parola non Nello Maurizio Aliberti raccontandogli della vita nella casa di Roccaraso dove il fratello era agli arresti domiciliari. Gli disse: «Pasquale, non fare così, questi ti portano via. Avevo paura», pensando a cosa sarebbe accaduto se Pasquale Aliberti fosse stato scoperto (come poì è avvenuto). Ma il politico scafatese- a detta sempre di Vitiello- gli rispose picche facendo apertamente capire di non essere per nulla deciso a smetterla di usare i social. «Mi devono fare un…, io mi sono fatto il carcere ma che vogliono! ». In quelle conversazioni si parlava di politica e ringraziamenti agli amici per la vicinanza dimostrata durate il periodo dell’inchiesta Sarastra e quando l’ex sindaco fu arrestato. Ma Aliberti avrebbe detto anche altro a Carlo Vitiello, a partire dalla sua esperienza in carcere, parlando del periodo d’isolamento fino al rapporto con gli altri detenuti “tutti ergastolani”. L’esponente di Forza Italia, indagato dal settembre di tre anni fa nell’ambito dell’inchiesta sul voto di scambio politico mafioso e nei mesi scorsi finito prima a Fuorni e poi ai domiciliari per decisione del Riesame, avrebbe dovuto avere rapportisolo con i genitori, unici autorizzati a vivere conlui nella casa di Roccaraso, e con altri familiari se autorizzati dal Tribunale. Ma come emerge dall’ultima indagine condotta dalla Dia (due informative) su delega della Procura Antimafia di Salerno, le cose sarebbero andate diversamente. E che Aliberti si sentiva forte, ne fa parola proprio il fratello Nello Maurizio durante l’intercettazione ambientale con Carlo Vitiello: «Pasqualeadesso è guappo perchè si è fatto il carcere e ora si sente più forte». Ma c’è anche un altro retroscena sul telefonino che Nello Maurizio doveva far arrivare al fratello… Gli arriva un messaggio: «Sto qui al magazzino in via Passanti». Giovanni Cozzolino (anche lui coimputato) gli dice di resettare tutto riferendosi al fatto che Nello teneva in mano il telefono del fratello. Nello Maurizio a quel punto dice «di resettarlo o bagnarlo (nel senso di romperlo)» perchè crede che anche resettando il cellulare si possono comunque recuperare i dati: «tanto per 500 euro non se ne frega proprio, meglio che spenderli in avvocati». E poi sempreNello Maurizio fa riferimento all’ex presidente del consiglio comunale di Scafati: «Non ha senso rischiare per 1000 euro, non può fare certo la fine di Coppola al quale gli hanno sequestrato tutti i telefonini…».
CRONACA, Scafati
24 giugno 2018
Scafati: Aliberti sbeffeggia l’Antimafia. Messaggi shock nella chat di Fb