Ex ministro per l’integrazione nel Governo Letta. Originaria dello Zaire, ma in Italia da giovanissima. Ha vissuto sulla sua pelle il razzismo della Lega. Borghezio, la insultò pesantemente e per questo è stato anche condannato per diffamazione. Onorevole Kyenge, l’Italia vive un momento difficile: la presenza della Lega al Governo mette in discussione anni di politiche di accoglienza e di integrazione. Che giudizio si è fatta di questo momento?“
La Lega aveva già compromesso i processi d’integrazione in Italia con la Legge Bossi-Fini approvata a luglio del 2002. L’impostazione securitaria aveva allora creato le condizioni per far vivere agli immigrati italiani un inedito e fin qui esclusivo processo di clandestinizzazione dei residenti stranieri regolari. Solo in Italia i cittadini regolarmente residenti possono trovarsi da un momento all’altro in situazione di irregolarità. Il momento che viviamo non promette nessuna inversione di tendenza, anzi, è sempre più chiaro che dalla linea securitaria di un tempo, Salvini sia passato ad una linea più xenofoba, con il beneplacito del suo alleato Di Maio. Si va verso una evidente politica di esclusione che lacererà la società italiana nel suo insieme”.
Lei è arrivata in Italia giovanissima per studiare: se dovesse fare un parallelo, attraverso la sua esperienza personale, com’era quell’Italia e questa di oggi?
“L’Italia degli anni ottanta era un paese molto accogliente e devo dire che a livello della società, lo è ancora in gran parte. Questa è la caratteristica profonda degli italiani che sono naturalmente solidali e disponibili, specialmente nel Sud Italia dove ho vissuto gli anni da studentessa. Però bisogna dire che l’Italia nella quale sono giunta non aveva nemmeno una legge sull’immigrazione, e non si sapeva esattamente come convertire i visti in permessi di soggiorno. L’impressione è che si stia peggiorando”.
Lei conosce bene il Sud: sia per le sue esperienze personali, sia per le visiti e i viaggi da Ministro del Governo Letta. L’ha stupita che la Lega abbia raccolto consensi anche nel Mezzogiorno d’Italia?
“Direi proprio di sì. Ho visto nascere la Lega Nord secessionista di Bossi, il cui discorso era un insieme di insulti contro gli italiani del Sud. Era chiaro per tutti che il Sud non avrebbe mai potuto dare il proprio appoggio a chi le augurava il peggiore dei destini. Poi è subentrato il trasformismo salviniano che non solo ha tolto la parola Nord dalla denominazione del suo partito, ma ha anche amputato la “A” al nemico giurato. Da Roma ladrona a ladri Rom, quindi anche ladri immigrati. Questo passaggio è stato ovviamente sostenuto e corroborato da una grande demagogia politica, tuttora in corso. Che il mezzogiorno abbia aderito a questo discorso, mi lascia profondamente stupita”.
Come è possibile che anche il Meridione, spesso finito al centro di polemiche per essere vittima di attacchi razzisti, abbia finito per appoggiare (anche se con numeri più bassi) posizioni di chiusura e in alcuni casi anche di odio razziale?
“Se c’è una posta in gioco in Italia è quella dell’occupazione. Il Meridione è molto penalizzato su questa questione e la disoccupazione giovanile è una brutta malattia delle nostre società. Ovviamente, la scarsità di lavoro è un problema economico maggiore che, come tale, impatta e condiziona le relazioni fra i cittadini e le istituzioni. In questi ultimi 20 anni, periodo in cui la lega insultava il Sud, le promesse di rilancio del Meridione espresse da partiti moderati non hanno consentito di conseguire risultati attesi. Credo che da ciò sia discesa una delusione di massa, accentuata dalle criticità governative degli ultimi periodi. Il Sud è deluso e seriamente preoccupato. Credo sia questa la ragione per la quale ha aderito all’offerta della Lega e del M5S”.
Proprio in questi giorni il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha lanciato un appello su Fb: resistiamo all’odio. Lo condivide?
“Assolutamente sì. Mi sono poi ritrovata a cantare insieme a Luigi De Magistris in una clip montata dal giornalista Dejan Cetnikovic di RadioRock, invocando il Governo a tenere aperti i porti. Condivido l’appello del Sindaco di Napoli e lo rinnovo pure io. L’Odio è di ritorno sotto tante forme e trova sul colore della pelle gli elementi del suo peggioramento. Dobbiamo resistere attivamente”.
Lei è europarlamentare del Pd: dal suo osservatorio cosa crede che l’Europa possa fare per contrastare, anche culturalmente, questi venti di intolleranza che spirano in diversi Paesi?
“L’Unione Europea sta prendendo misure sempre più severe contro i paesi che vogliono istituzionalizzare l’odio e l’intolleranza. Dal Parlamento Europeo stiamo spingendo affinché alcune regole minime della buona moralità e del rispetto dei diritti umani siano rispettate da tutti. Dovremmo spingere sempre di più in tale direzione. Se non ci fosse stata l’Europa, l’odio avrebbe già preso il sopravvento in alcuni contesti e temo anche per l’Italia”.
Ritiene che anche la sinistra debba fare autocritica? Che questo atteggiamento di chiusura e di intolleranza che ha portato alla vittoria delle destre possa essere figlia di errori del gruppo dirigente che ha governato l’Italia?
“La sconfitta elettorale del centrosinistra è prima di tutto responsabilità del centrosinistra. Non dico che non abbia fatto niente per far progredire la società, però se gli elettori hanno preferito altri a noi, la ragione la dobbiamo cercare nei nostri modi di lavorare, di relazionarci, di programmare e di raccontare. Poi, ovvio, abbiamo una controparte politica populista e menzognera. Ora sono loro alla prova dei fatti”.
Un’ultima domanda: cosa ha pensato quando ha visto la foto delle nostre atlete della staffetta 4×100 vincitrici dei Giochi del Mediterraneo?
“La cosa mi ha fatto molto piacere prima di tutto sotto il profilo genitoriale. Le vedevo quasi come mie figlie che si danno da fare e che riescono anche a dar lustro al nostro paese. In quanto al fatto che fossero italiane d’origine straniera, diciamo che questo processo è irreversibile”