Gragnano – «Aiutatemi, l’Inps mi sta derubando ». Bloccato sulla sedia a rotelle, Angelo Di Massa nasconde le lacrime dietro grandi occhiali scuri. «A 40 anni ho scoperto di avere il diabete, purtroppo non ho dato peso a quello che si è rivelato il mio più grande nemico. Ho subito 4 amputazioni. Ho anche perso la vista. Ma io devo vivere perché devo badare alla mia famiglia, a mia moglie e ai miei 5 figli. Lo posso fare anche da invalido, però i miei diritti nessuno me li deve toccare. La mia dignità non deve essere calpestata. E per un errore che non è mio, per una mancata comunicazione tra enti non posso essere danneggiato maggiormente». Angelo Di Massa, 67 anni, non ha più il piede destro, né la gamba sinistra. Un invalido e per l’Inps tale era, fino a novembre 2017. Quello che è accaduto successivamente rende Angelo un caso più unico che raro. Ex operaio della Fincantieri di Castellammare, non avrebbe mai creduto di dover cedere quasi il 30% della pensione (di 1.200 euro) all’Inps. Circa 320 euro sottratti dall’unica fonte di sopravvivenza per la famiglia. Tutto per un mero errore di indirizzo. In effetti, la comunicazione tra il 67enne e l’Inps si è interrotta 8 mesi fa, quando l’Istituto di previdenza lo ha cercato in via Quarantola, palazzo Colonnello.
«A mio padre arriva tutta la corrispondenza regolarmente, al Parco dei Pini di via Santa Croce. Non sappiamo dove possa essere saltato fuori questo indirizzo che, probabilmente, era indicativo della zona ma più di trenta anni fa – chiarisce Cristina, avvocato e figlia di Angelo Di Massa – Una prima comunicazione era stata inviata per avvisarci della revisione e quindi della visita medica. Poi la seconda comunicazione per informarci della revoca. Mai ricevuto nulla. E a gennaio 2018 ho raggiunto gli uffici dell’Inps di Castellammare. Mi è stato detto che avevano inviato tutto e che la colpa non era loro. Ho cercato di spiegare che l’indirizzo al quale hanno fatto riferimento è inesistente. Ho, quindi, chiesto una visita a domicilio. Ma l’iter della revoca è andato comunque avanti. Anche dopo l’arrivo della dottoressa che, vedendo le condizioni di salute di mio padre, che sono palesi, ne ha attestato la gravità. Ho cercato di capire come rimediare a un errore che non è stato commesso da noi, ma che sta pagando mio padre. Ho raggiunto, così, l’ufficio postale di Gragnano per capire dove erano queste comunicazioni “in mancata giacenza”. Un mistero. Da figli avremmo cercato di non procurargli ulteriori choc e avremmo coperto quella cifra, che fino a dicembre sarà sottratta dalla pensione del mio papà. Purtroppo lui lo ha scoperto e non era più possibile nasconderlo. Da avvocato andrò avanti nelle sedi opportune per dare giustizia a un papà che, anche invalido, ha sempre badato a tutti noi. Lui è la nostra forza e noi la sua». «Non so quanto mi resta ancora da vivere. Ho superato la perdita di parti del mio corpo, ma non posso sopportare il solo pensiero di morire e non poter più dare un sostegno economico alla mia famiglia», rammaricato spiega Angelo Di Massa. Nel suo appartamento, al terzo piano del Parco dei Pini, l’unica possibilità di uscita è fuori al piccolo terrazzo. Da lì Angelo respira ancora la vita quotidiana e guarda in basso, dove è parcheggiato il suo scooter. La moto che, quando ancora aveva il suo piede destro e la sua gamba sinistra, guidava spensieratamente.
Una tranquillità spezzata da un diabete «che ho trascurato. Abbiamo speso soldi per tentare di salvare il piede. Circa 6mila euro, ma alla fine è stata necessaria l’amputazione di tutta la gamba. Avrei, addirittura, dovuto pagare per fare il funerale alla mia gamba, perché così quando poi morivo sarebbe stata posizionata nella bara. Ma a me quella gamba non serve più. A me serve la mia pensione. Perché devo pagare 600 euro di affitto al mese. Perché ci sono attrezzi che mi servono per poter avere un minimo di autonomia. Per poter andare in bagno ho dovuto spendere 600 a maniglia». Una pratica rifatta a febbraio 2018 all’Inps di cui a oggi non se ne ha traccia. Una revoca dell’accompagnamento che, invece, va avanti. E terminerà solo quando l’Istituto di previdenza riuscirà a recuperare le somme che vanno da maggio 2017 a novembre 2017. Quelle che per l’errore di indirizzo hanno reso Angelo Di Massa un “non invalido” e senza il diritto di ricevere un contributo che, invece, si è trasformato in un debito.