Roma – “L’allora capitano del Noe Gianpaolo Scafarto intendeva eseguire una perquisizione nei confronti di Tiziano Renzi e voleva farlo alle cinque del mattino”. All’indomani delle scuse rivolte “ai Renzi” per gli “errori non voluti” nell’inchiesta Consip dall’ufficiale dei carabinieri diventato assessore alla Legalità a Castellammare di Stabia, è il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ad aggiungere con la sua testimonianza un altro tassello a una vicenda che continua a far discutere. Parole che pesano, visto che Ielo assieme al collega Mario Palazzi ha indagato Scafarto, quando l’inchiesta Consip è stata trasferita per competenza da Napoli a Roma, contestandogli una serie di reati che vanno dal falso alla rivelazione del segreto d’ufficio.Un’indagine che la procura capitolina non ha ancora chiuso in attesa del deposito delle motivazioni con cui la Cassazione ha avallato la decisione con cui il tribunale del riesame ha annullato l’interdizione di un anno dai pubblici uffici per Scafarto: se non arriverà per ottobre, la procura presenterà comunque le sue conclusioni anche per gli altri indagati, ha annunciato il magistrato romano. Ielo è stato ascoltato come testimone nel procedimento davanti alla Sezione disciplinare del Csm a carico dei pm di NapoliHenry John Woodcock e Celestina Carrano, originari titolari dell’inchiesta Consip e ora accusati di aver leso i diritti di difesa dell’ex consigliere di Palazzo Chigi Filippo Vannoni: lo sentirono senza avvocato, come persona informata dei fatti, e non come indagato, nonostante il suo nome fosse stato fatto dall’allora amministratore delegato di Consip Luigi Marrone, assieme a quelli di Luca Lotti e Tullio Del Sette – all’epoca rispettivamente sottosegretario alla presidenza del Consiglio e comandante generale dei carabinieri- come fonte della notizia che c’era un’indagine sulla centrale di acquisti della pubblica amministrazione. Marroni parlò con i pm napoletani il 20dicembre del 2016 e Woodcock, in vista della trasmissione degli atti per competenza alla procura di Roma, cercò di informare subito Ielo: ci riuscì solo in tarda serata quando il pm romano, che aveva tenuto a lungo il cellulare spento, lo raggiunse nella sede del Noe, dopo essersi consultato con il capo della procura Giuseppe Pignatone. Lì c’erano anche Carrano e Scafarto , che appunto parlò della sua intenzione di perquisire il padre dell’allora premier, legata a una intercettazione che risaliva atre mesi prima. Ma Ielo sconsigliò questa iniziativa. “Dissi: èun atto che espone moltissimo e ha una probabilità molto bassa di portare a casa un risultato. E Woodcock fu assolutamente d’accordo sull’inopportunità di questa perquisizione”. Quando l’inchiesta fu trasferita a Roma e i pm romani indagarono Scafarto, sino a quel momento stretto collaboratore di Woodcock e Carrano, si parlò di uno scontro tra le due procure. Ielo ha parlato invece di una “buona collaborazione”con i colleghi partenopei; e ha detto di essersi “seccato”, ma di non aver vissuto come un'”interferenza” , il giudizio attribuito a Woodcock da un quotidiano che il falso di Scafarto doveva essere il frutto di un errore. La prossima udienza sarà il 6 settembre con la deposizione diPalazzi e le dichiarazioni spontanee dei due magistrati napoletani. L’11 settembre ci potrebbe essere la sentenza. Ma se ci fossero altri rinvii ( ce ne sono già stati diversi) e la decisione slittasse dopo il 25 settembre, data in cui l’attuale Csm scadrà e subentrerà il nuovo eletto dai magistrati e dalParlamento, il processo potrebbe ricominciare da zero.
politica
24 luglio 2018
Consip: “Scafarto voleva perquisire Tiziano Renzi”. La testimonianza del pm Ielo al processo