Castellammare di Stabia – A un anno dalla morte di Antonio Fontana, ras dell’Acqua della Madonna ucciso ad Agerola a luglio del 2017, emergono nuovi retroscena sul delitto costato la vita al boss della camorra stabiese. Tre anni prima di quel massacro, i giudici del tribunale di Napoli – in uno dei filoni processuali legati alla mega-inchiesta “Sigfrido” (il processo infinito che ha decapitato la camorra di Castellammare) avevano messo nero su bianco i rischi ai quali il ras era esposto da tempo. Da quando cioè Fontana aveva deciso di collaborare con la giustizia, svelando ai magistrati vita, morte e “miracoli” della camorra. Per poi rinunciare, a fine anni ’90, alle misure di protezione concesse ai collaboratori di giustizia. Nonostante la sua posizione “rischiosa” il super pentito ha deciso comunque di testimoniare contro boss e affiliati.
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