In ‘Capri – Revolution’ di Mario Martone convivono mito, storia e mistica con il volano di quella cosiddetta “isola delle sirene” che resta la vera protagonista di questo film passato oggi in concorso per l’Italia nella 75/ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Terzo film della trilogia di Martone sull’Italia del passato, da ‘Noi credevamo’ (2010) sul Risorgimento, a ‘Il giovane favoloso’ (2014) su Leopardi, fino appunto a ‘Capri-Revolution’ che invece ci porta a ridosso della Prima guerra mondiale, nell’estate del 1914. Tutto parte con le immagini di una pastorella di capre piena di curiosità che sembra far parte dell’isola da sempre. Lucia (Marianna Fontana), questo il nome della ragazza, spia un gruppo di nudisti che sulla scogliera guarda il sole tramontare. Sono una comunità di intellettuali nord-europei proto-hippie lontani da lei mille miglia, ma solo apparentemente. Una comunità, in realtà quella di Monte Verità, che vive nella libertà più assoluta, tra yoga, arte, sesso libero, vegetarianesimo e una terapia di danza salvifica che fa pensare a quella, ancora molto oscura, di Gurdjeff. Ma l’incontro tra questa pastorella analfabeta che sembra uscita da una favola mitologica e la comunità guidata da Seybue (Reinout Scholten van Aschat) anticipatrice di una visione new age di la a venire non sarà senza conseguenze, mito e mistica non sono affatto lontane. Tra queste due realtà, quella positivista di Carlo (Antonio Folletto) medico del paese, animato da ideali di libertà e di progresso, ma strettamente dentro la storia. La figura del pittore guru del film, in sala dal 13 dicembre con 01, è ispirata a Karl Wilhelm Diefenbach, pittore e utopista tedesco che morì proprio a Capri nel 1851. Diefenbach fu pioniere del nudismo e del movimento pacifista e la comune da lui fondata a Vienna, attiva tra il 1897 e il 1899, fu uno dei modelli per l’insediamento di Monte Verità ad Ascona. Tra le regole della comune, il rifiuto della monogamia, di ogni religione (sebbene Diefenbach fosse un seguace della teosofia), la pratica di una dieta vegetariana. Aderirono a Monte Verità lo psicanalista Otto Gross, Carl Gustav Jung, Paulette Goddard, Isadora Duncan, il sociologo Max Weber, gli scrittori James Joyce e Friedrich Glauser, Lenin, Hugo Ball e Hans Arp, i fratelli Gustav e Karl Graser, Trotsky, Paul Klee, Herman Hesse e Rudolf Steiner, padre dell’antroposofia. La comunità utopistica dei monteveritiani si estinse lentamente a partire dagli anni Sessanta.
M|CULT
6 settembre 2018
Capri-Revolution, tra mito storia e mistica