Roma – La Chiesa italiana conferma la sua scelta: accogliere era un dovere e se alcuni hanno scelto un’altra strada avranno le loro ragioni. Il riferimento è per il caso Diciotti con quei cinquanta, e forse più, migranti che hanno deciso di rendersi irreperibili. Proseguono intanto gli sbarchi: 42 migranti sono arrivati clandestinamente nelle ultime 24 ore lungo le coste del Sulcis, nel sud Sardegna. E’ stata una “scelta imprudente ma sono persone libere”: così il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Cei, ha commentato il caso della Diciotti. “Con loro abbiamo fatto tutto quello che facciamo con i nostri poveri, non ho nulla da rimpiangere. Ma dopo l’arrivo i tempi per l’accoglienza vera vanno accelerati”, ha sottolineato. Sul caso ha parlato anche il presidente di Caritas Italiana, il card. Francesco Montenegro: “Questa gente che parte dalle proprie terre non arriva qua per essere prigioniera”. “Sono proprio questi fatti, questa gente che scappa, e che poi non si trova, che vuole andare altrove, in Europa, che dovrebbe far pensare all’Europa che è tempo che si prendano delle decisioni”. L’accoglienza “non si può risolvere solo con un piatto e un tetto”, “è una scelta politica”, ha detto l’arcivescovo di Agrigento. Dei migranti della Diciotti che hanno fatto perdere le loro tracce ci sono due eritrei che erano stati accolti da una parrocchia di Scandicci, a Firenze. “Hanno senz’altro il diritto di andare liberamente dove vogliono, perché non erano costretti a stare tra noi”, ha commentato il cardinale arcivescovo Giuseppe Betori. Di segno opposto invece la storia che arriva da Torino: “Noi abbiamo trovato accoglienza e siamo rimasti”, dicono Philimon e Jhon, i due eritrei della Diciotti accolti dalla Diocesi di Torino. “Non abbiamo parenti in Europa – raccontano – e, con la volontà di Dio, vogliamo rimanere in Italia”. Entrambi 21enni, i due eritrei sono arrivati ieri sera a Torino. Ospiti del Sermig, l’Arsenale della Pace di Ernesto Olivero, da domani verranno accolti al Cottolengo. Sempre in tema migranti, dalla Chiesa di base torna l’iniziativa ‘Digiuno di giustizia’: mercoledì 12 settembre si ritroveranno in piazza San Pietro, a Roma, per poi raggiungere Montecitorio, preti, suore e laici per un digiuno in solidarietà con i migranti. La prima iniziativa di questo genere si era svolta il 10 luglio con padre Alex Zanotelli, suor Rita Giaretta e il disegnatore Vauro. La polemica politica su quanto accaduto prosegue e oggi il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia sottolinea che “il Vaticano, e la Cei, si è di fatto impegnato con lo Stato italiano. Venire meno a questi impegni apre a tutti gli effetti una crisi diplomatica tra due Stati giuridicamente autonomi”.
CRONACA
6 settembre 2018
La Cei difende scelta su Diciotti, nulla da rimpiangere