Torre del Greco. La sua fama da tombeur de femme non è bastata a «sedurre» i due esponenti del M5S – il capogruppo Vincenzo Salerno e Santa Borriello, subentrata al dimissionario Luigi Sanguigno – seduti tra i banchi dell’opposizione di palazzo Baronale. Anzi. Neanche il tempo di cominciare – prima attraverso il mandato esplorativo affidato al «soldato» Luigi Caldarola e poi attraverso un contatto diretto con l’onorevole Luigi Gallo – – il «corteggiamento» ai due pentastellati del Comune e il sindaco Giovanni Palomba si è schiantato contro il «palo» dei grillini. Pronti non solo a respingere al mittente le avances del primo cittadino, ma a invitare a chiare lettere il successore di Ciro Borriello a rassegnare le dimissioni. Insomma, nessuna speranza di «matrimonio».
La porta in faccia
A meno di 12 ore dalle indiscrezioni riportate da Metropolis Quotidiano sull’assalto di Giovanni Palomba ai «verginelli» del Municipio e gli attivisti locali del M5S si sono affrettati a dire «no» all’unione di fatto ipotizzata dal leader della carovana del buongoverno uscita vincitrice dal ballottaggio del 24 giugno con Luigi Mele: «Pochi mesi di vita, ma la maggioranza guidata da Giovanni Palomba già barcolla gravemente e “corteggia” i consiglieri comunali del M5S per rimanere in piedi», la premessa dei grillini di Torre del Greco. Un chiaro riferimento ai malumori esternati dai dissidenti guidati da Salvatore Antifono – l’ex politico finito in passato al centro di diverse inchieste giudiziarie e ora «riferimento» di un gruppo di quattro consiglieri comunali capitanati dal «camaleonte» Ciro Piccirillo e dal suo delfino Simone Gramegna – e agli scontri interni al super-gruppo della lista civica «Il Cittadino». Pesanti nuvole sulla coalizione, capaci di convincere Giovanni Palomba a valutare l’idea di mettere in piedi una nuova maggioranza: «Siamo un’amministrazione comunale formata da tutte liste civiche. Dunque, possiamo dialogare con tutti, compreso il M5S», l’invito dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio. «Ci sono state delle avances – conferma la base grillina della quarta città della Campania – ma sono inaccettabili per vari motivi: il M5S contesta dalla A alla Z tutte le linee programmatiche dell’attuale amministrazione comunale, a partire dai metodi di scelta con cui è stato messo in piedi il carrozzone politico, a oggi incapace perfino di semplici passaggi burocratici». E se il rifiuto non fosse sufficientemente chiaro, arriva il carico da Novanta a sgomberare il campo da qualsiasi gruppo: «Non ci potremo mai e poi mai sedere allo stesso tavolo di una giunta comunale fino a oggi rimasta in piedi tra scandali e accuse di voti di scambio – il definitivo no al «corteggiamento» di Giovanni Palomba – Dopo avere riscontrato il fallimento del centrosinistra, del centrodestra e dei tentativi di coalizione cittadina, siamo pronti a governare la città da soli». La stessa convinzione espressa alla vigilia della corsa alle urne, poi mortificata – complice la scelta dell’onorevole Luigi Gallo di puntare su un candidato sindaco calato da Marte – al momento del voto.
La «vedova» del Comune
Mentre il M5S si tira fuori dall’ipotesi di un matrimonio di convenienza con Giovanni Palomba, l’ex senatore Nello Formisano – proprio alla vigilia della presentazione di Alleanza Solidale, l’ennesimo partito della sua infinita carriera politica – si propone come stampella della barcollante carovana del buongoverno. E dopo avere riesumato in campagna elettorale il defunto padre di Giovanni Palomba – attraverso la ristampa del libro bianco, in cui vengono raccontati tutti i «misfatti» della Dc – ora tende la mano al suo «nemico». Ovviamente, a precise condizioni: «Sono pronto a dare una mano alla città – l’ammissione al termine dello scorso consiglio comunale – ma senza scendere a patti con chi tutela interessi occulti». Un’uscita a sorpresa salutata con favore dal delfino Domenico Maida – primo dei non eletti della coalizione di sinistra arrivata ultima alle elezioni – e da Natale Panariello, coordinatore organizzativo di Alleanza Solidale. In attesa di un segnale Nel valzer di avances e tradimenti, restano in stand-by le posizioni di Antonio Spierto e Mario Buono: i due consiglieri comunali – rispettivamente ex vicesindaco di Ciro Borriello e candidato di Romina Stilo – erano stati i primi nomi finiti sulla lista di Giovanni Palomba. Il cui appeal sembra essere, tuttavia, crollato a picco insieme ai disastri registrati durante i primi 4 mesi di governo cittadino.