Torre del Greco. Apparentemente, le fiamme delle prime polemiche legate al rimpasto in giunta invocato da diversi alleati sembrerebbero essere state spente con la pioggia di fondi – destinati a feste, luminarie e politiche sociali – approvata in consiglio comunale. Ma, a dispetto delle rassicurazioni del sindaco Giovanni Palomba, sotto la cenere cova il fuoco dei frondisti di palazzo Baronale. Divisi in due schieramenti pronti a puntare a due differenti obiettivi: il primo alla «testa» di Felice Gaglione – l’ex fedelissimo di Donato Capone, eletto al primo colpo presidente del consiglio comunale – e il secondo a una poltrona da assessore, preferibilmente al posto del deludente delegato ai rifiuti Pietro De Rosa, in modo da non alterare i già fragili equilibri della maggioranza.
Le manovre per il golpe
La spaccatura all’interno della lista civica Il Cittadino – composta da tutti fuoriusciti della passata squadra di governo cittadino guidata da Ciro Borriello – non è un mistero. D’altronde, l’addio al gruppo di Iolanda Mennella – la partner elettorale del «piccoletto» oggi a capo dell’assise – aveva plasticamente rappresentato la distanza tra il funzionario dell’Asl Napoli 3 Sud e i tre restanti «superstiti» della passata amministrazione comunale. Non a caso, proprio Pasquale Brancaccio – il politico ultrà in passato alla guida del consiglio comunale – il «soldato» Luigi Caldarola e il golden boy Stefano Abilitato già a metà ottobre avevano lanciato la proposta di modificare il regolamento comunale per prevedere un articolo «dedicato» alla sfiducia del presidente del consiglio comunale. I successivi «passi falsi» di Felice Gaglione – una serie di svarioni procedurali capace di suscitare imbarazzo all’interno della maggioranza – hanno praticamente spianato la strada ai frondisti della maggioranza, a cui si sarebbe aggiunto il figlio d’arte Antonio D’Ambrosio. Tutti pronti a cavalcare le velleità di Gaetano Frulio – l’esponente di Ci vuole coraggio già a caccia della poltrona di capo dell’assise all’epoca del sindaco Gennaro Malinconico, rincorsa finita con le irrevocabili dimissioni del penalista prestato alla politica – per tracciare le basi del golpe. In settimana, le proposte di modifica all’attuale regolamento comunale sono state approvate dalla commissione consiliare – presieduta proprio da Gaetano Frulio – e ora sono al vaglio del segretario generale Pasquale Incarnato. In caso di via libera del funzionario scelto dall’ex commissario straordinario Giacomo Barbato, potrebbe subito cominciare la caccia ai «numeri» per la sfiducia. E qui potrebbero recitare un ruolo di primo piano gli esponenti della Federazione del Fare messa in piedi dal «camaleonte» Ciro Piccirillo – dietro regia dell’ex consigliere comunale Salvatore Antifono, l’uomo-ombra dell’attuale maggioranza – e a oggi «forte» di sei voti in aula, dopo le migrazioni di Carmela Pomposo e Simone Gramegna da Insieme per la città. Se la Federazione del Fare dovesse «sposare» la crociata promossa dai tre pasdaran della maggioranza e sostenuta dagli esponenti di Ci vuole coraggio, la poltrona di Felice Gaglione rischierebbe di saltare già prima di Natale.
L’assessore della Svolta
Direttamente legate al golpe contro il capo dell’assise ci sono le rivendicazioni politiche di Ciro Piccirillo. Dopo avere ingrossato le fila della sua lista civica La Svolta, il poliziotto di Leopardi – a dispetto delle dichiarazione di facciata – punta decisamente a ottenere, in tempi brevi, un posto all’interno della giunta. Una richiesta «confortata» dai risultati ottenuti fino a oggi dagli assessori nominati lo scorso 25 luglio, decisamente deludenti sia sotto il profilo politico sia sotto il profilo operativo. «Abbiamo una maggioranza unita e compatta», aveva detto il sindaco Giovanni Palomba al termine del consiglio comunale della tregua legata alla pioggia di soldi per le imminenti festività. Ma sotto la cenere cova il fuoco del golpe. E qualcuno si potrebbe bruciare presto.