La qualità e l’artigianalità della cooperativa che punta all’eccellenza, sposa la tradizione partenopea Da ‘O sole mio’, salame omaggio a Napoli, alla Passita casareccia, prodotta rispettando l’antica ricetta romagnola, amatissima dai contadini che per rifocillarsi ne mangiavano a morsi, all’ombra degli alberi. Ma anche la Zuarina, prosciutto di Parma stagionato 24 mesi, prodotto di nicchia, apprezzato nelle location più prestigiose al mondo, talmente dolce da sciogliersi in bocca, senza bisogno di masticare. La qualità e l’artigianalità dei prodotti Clai – Cooperativa Lavoratori Agricoli Imolesi – arriva a Napoli con una serata gourmet affidata alle mani esperte dello chef stellato Massimiliano Mascia, del ristorante San Domenico di Imola, tenutasi lunedì scorso presso il bistrò del centro storico Salumeria Upnea con il suo chef Gigi Crispino. A loro il compito di valorizzare e tradurre in piatti d’eccellenza le carni e i salumi Clai, italiani al 100%. La tradizione romagnola si unisce e contamina con quella napoletana in un’esplosione di qualità e gusto.Dal panino napoletano realizzato a quattro mani con salame Clai, farcito di Prosciutto di Parma Zuarina e mozzarella di bufala Aversana, ai cappelletti fatti in casa, omaggio all’Emilia, ripieni di genovese, rivisitata dallo chef Crispino con una cipolla ammorbidita e digeribile anche per gli stomaci più delicati, il tutto su un letto di carni tartare. Fino alla coscia di maialino di Mora Romagnola, cotta a temperature basse per 17 ore, resa croccante in padella, accompagnata da un tortino di broccoli e salame light Bellafesta, con il 50% di grassi in meno. Protagonisti indiscussi la carne e i salumi di Clai, una cooperativa agricola, dove i soci sono gli allevatori che coltivano i terreni, gestiscono l’allevamento e il conferimento del bestiame. Seguendo quindi ogni fase della lavorazione, dalla macellazione alla produzione, controllando così l’intera filiera delle carni, altamente controllata.«Si tratta di materie prime uniche che rappresentano una regione, un territorio, ma soprattutto una qualità e un modo di fare le cose» spiega lo chef Mascia, il cui ristorante a Imola continua nel segno della famiglia e della tradizione da ben 50 anni e della qualità con due stelle Michelin dal 1977. «Quello che ricerchiamo al ristorante è l’eccellenza della materia prima che per fortuna si trova sempre più spesso, ma tante volte non c’è costanza. Nel caso di Clai abbiamo un artigianato con numeri un po’ più grandi, una filiera talmente controllata e corta, composta da soci allevatori che quindi lavorano anche per se stessi, che riesce a garantire costanza di qualità». Qualità che si traduce anche in numeri: la cooperativa infatti che opera sul mercato nazionale ed internazionale, nel 2017 ha chiuso un fatturato di 260 milioni di euro, con un incremento nell’ultimo anno del 19%.La sfida in nome della tradizione, qualità, genuinità, e sicurezza dei prodotti, così come della diffusione della cultura del mangiare bene, porta Clai anche a Napoli ed in Campania. «Mercato dalle grandi potenzialità» afferma con convinzione il direttore marketing Clai, Gianfranco Delfini, insistendo anche sulla necessità di «tutelare il Made in Italy facendo sistema, senza più campanilismi». Da lunedì sicuramente la Romagna e la Campania sono più vicine e l’artigianalità di Clai ha già conquistato, con la sua eccellenza, la passione per il buono della nostra terra.
M|GUSTO
8 novembre 2018
Gusto: un matrimonio di sapori. Clai approda a Napoli