Sono da poco passate le 15, quando dal silenzio che avvolge l’aula della Corte d’Assise d’Appello del tribunale Napoli si alza la voce del giudice Patrizia Mirra. Tra le mani ha il dispositivo di una sentenza storica. Un verdetto che ricostruisce due delitti simbolo della spietata ferocia della camorra di Torre Annunziata. “Ergastolo” è la parola ripetuta due volte e rimbalzata nelle celle di massima sicurezza dei penitenziari collegati in video-conferenza. “Ergastolo” per Umberto Onda, detto umbertino. Boss e killer del clan Gionta. Esecutore materiale, per i giudici, dell’omicidio di Anna Barbera. Una donna uccisa dalla camorra nel 2004, perché aveva “osato” sputare in faccia al killer di suo figlio. “Ergastolo” è la condanna inflitta anche ad Alfonso Agnello, alias chio chio, altro uomo di punta dei Valentini di Palazzo Fienga. E’ accusato di aver partecipato all’omicidio di Vincenzo Amoretti, uomo dei Gallo-Cavalieri ucciso nel sonno il 24 aprile del 2007 da un commando di camorristi travestiti da poliziotti. “Ergastolo” è la parola che pone fine al secondo atto di un processo che mette insieme due tra i più efferati delitti di cui la camorra di Torre Annunziata si sia mai resa protagonista nella sua storia.
CRONACA, Torre Annunziata
10 novembre 2018
Torre Annunziata. Massacrarono la donna in auto, ergastolo per Onda e Agnello