Napoli – I numeri sono assolutamente allarmanti. Perché «fotografano» una Italia in forte difficoltà, con il 28,9% delle famiglie – in pratica, oltre una su quattro – a rischio povertà o esclusione. E neanche il reddito di cittadinanza promesso dal Movimento 5 Stelle potrebbe cancellare il disagio di chi non riesce a mettere il piatto in tavola per tutti e trenta i giorni del mese. I dati arrivano direttamente dall’Istat – l’istituto nazionale di statistica – e pesano come un macigno sull’intera economia dello Stivale. «Sebbene se la percentuale è in leggerissimo miglioramento rispetto al 2016, si tratta di un dato non degno di un Paese civile. In ogni caso, i risultati sono peggiore rispetto al 2015, quando le famiglie a rischio povertà o esclusione erano il 28,7% del totale», afferma il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. Insomma, non basta che il Governo con il reddito di cittadinanza si occupi delle persone povere, che sono l’8,4%, pari a 5 milioni e 58.000. C’è più di un italiano su quattro che andrebbe aiutato. Per questo serve anche una riforma fiscale che rimuova le cause della povertà – prosegue Massimiliano Dona -. Per diversi anni si sono alzate le tasse che non rispettavano il criterio della capacità contributiva fissato dall’articolo 53 della Costituzione: dall’Iva alle accise sui carburanti, dagli oneri di sistema della luce a quelli del gas. Insomma, dobbiamo smetterla di chiedere soldi a chi li ha finiti». I risparmi cancellati a fine mese L’Istat ha reso noto, inoltre, il dato delle persone che si trovano in condizioni di grave deprivazione materiale (il 10,1%, in calo rispetto al 12,1% del 2016), ma non ha diffuso quelli dei nove segnali di deprivazione che compongono l’indicatore. Ebbene, da questi dati emerge una situazione particolarmente grave: il 70,1% delle famiglie non riesce a risparmiare (erano il 69,7% nel 2016). Sono incapaci di far fronte ad una spesa imprevista di circa 800 euro il 39,5% delle famiglie e il 43,6% non può si permettere una settimana di ferie all’anno. «Anche se questi ultimi due valori sono in leggero miglioramento rispetto al 2016, i dati restano sconcertanti. Se il 40% degli italiani non si può permettere di spendere 800 euro vuol dire che, se gli si rompe l’auto, non può nemmeno acquistarne una usata. Altro che dare 6.000 euro di incentivi a chi acquista un’auto elettrica» sottolinea il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. «Serve un aiuto al 40% degli italiani – prosegue Massimiliano Dona – Nella legge di Bilancio, quindi, tutte le poche risorse vanno destinate a sostenere chi è in difficoltà. Serve una riforma che rimuova le cause della povertà». Le spese per il Natale L’Unione Nazionale Consumatori ha condotto uno studio sulle spese di Natale, stimando la top ten delle vendite natalizie 2018, non in base ai soliti sondaggi, ma elaborando i dati Istat sulle vendite al dettaglio degli anni passati. I risultati sono clamorosi: i giocattoli non sono più al primo posto delle vendite natalizie – come voleva la tradizione – ma slittano in seconda posizione. E questo non solo per il 2018, ma anche per gli anni passati, dato che l’Istat ha rivisto quest’anno le serie storiche, cambiato la base di riferimento e incluso l’E-commerce. Ebbene, al primo posto ci sono i prodotti per la cura della persona. Al primo posto per il prossimo Natale, dunque, i prodotti di profumeria e per la cura della persona, come i cosmetici, creme viso-corpo, creme antirughe, trousse trucchi, al secondo i giocattoli, al terzo gli Elettrodomestici. Seguono, in quarta posizione, prodotti di cartoleria e libri (calendari, penne, agende…), poi i generi casalinghi (utensili da cucina, cristalleria da tavola, porcellane, ceramiche), in sesta posizione smartphone e computer (dotazioni per l’informatica e la telefonia, come cordless, stampanti), poi Foto-ottica e strumenti musicali (binocoli, microscopi, telescopi), in ottava posizione gioielli, orologi, cornici, oggetti d’oro o argento, fiori e piante (altri prodotti), segue abbigliamento e pellicce (guanti e cinture non in pelle, cravatte) e, in decima posizione, gli alimentari. Le calzature, articoli in pelle e da viaggio (valige, borse, portafogli), con l’introduzione dell’E-commerce, spariscono per la prima volta dalla top ten, scendendo in undicesima posizione. Si segnala che prima della revisione delle serie Istat, gli alimentari non erano mai entrati nella top ten. «La nostra non è la classifica dei regali più graditi ma di quelli che vengono normalmente fatti. Non sappiamo, cioè, se chi li riceve poi li apprezza – conclude il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – Quello che è certo è che i prodotti per la cura della persona, come profumi e creme, sono molto donati, forse anche perché sono regali facile da fare, che non richiedono grandi sforzi di immaginazione e hanno prezzi per tutte le tasche».
CRONACA
10 dicembre 2018
Il Natale più triste: una famiglia su 4 a rischio povertà