NAPOLI – Gli imprenditori antimafia Armando, Nicola e Antonio Diana, arrestati oggi con l’accusa di essere vicini al clan dei Casalesi, facevano parte del cosiddetto “cerchio magico”, nel quale c’erano gli imprenditori per i quali il boss Michele Zagaria “avrebbe potuto scatenare una guerra”. A riferirlo, nel corso di un interrogatorio reso il 5 febbraio del 2016, e’ Massimiliano Caterino, il primo collaboratore di giustizia a parlare del boss, per lungo tempo suo uomo di fiducia in quanto incaricato di “difendere le ragioni degli imprenditori amici di Zagaria, che si trovavano ad operare in zone di influenza di altre famiglie del clan o addirittura di altri clan”. Massimiliano Caterino parla anche degli “ottimi rapporti” tra la famiglia Zagaria e Armando, Nicola e Antonio Diana e dei contributi versati nelle casse del clan. “Mi recavo periodicamente, precisamente tre volte all’anno…a ritirare i soldi che i Diana versavano a Michele Zagaria. Si trattava generalmente di una somma che ricordo all’ammontare a circa 15mila euro che io provvedevo a consegnare a Zagaria Michele”. Zagaria perorava le ragioni di questi imprenditori, spiega Caterino, un atteggiamento che teneva “per gli imprenditori suoi amici, cioe’ quelli per i quali metteva a disposizione il proprio prestigio e la propria forza per la loro affermazione imprenditoriale e che ovviamente, a loro volta, versavano cospicue somme di denaro”.
CRONACA
15 gennaio 2019
Imprenditori arrestati, per il pentito facevano parte del “cerchio magico”