Torre del Greco. «Chi mangia alla mensa scolastica?» Sembrerebbe una domanda retorica, ma in realtà – dietro l’interrogativo solo apparentemente banale di un genitore sceso sul piede di guerra per ottenere chiarimenti sul mancato avvio del servizio di refezione – si nasconde un fitto giallo su cui, a breve, si potrebbero accendere i riflettori della giustizia. Pronti a fare luce sia sulle procedure adottate dal Comune sia sulle ragioni di un ritardo senza precedenti all’ombra del Vesuvio.
La protesta dei genitori
Partiamo dalla fine. Alla vigilia delle festività natalizie ai genitori degli alunni delle scuole primarie e dell’infanzia venne garantita la partenza del servizio di refezione scolastica entro metà gennaio. D’altronde, l’aggiudicazione dell’appalto – sebbene sotto riserva – era stata decisa a inizio novembre, premiando la Sagifi di Napoli. Un colosso del settore, ma – evidentemente – alle prese con inaspettate difficoltà legate, in particolare, alle condizioni del centro di cottura comunale di Sant’Antonio. Come previsto dal bando – in modo da garantire pasti caldi ai bambini – la preparazione di primi e secondi deve essere effettuata a Torre del Greco: una condizione inizialmente «sottovalutata» dalla Sagifi, pronta a cogliere al balzo la palla dei lavori necessari all’interno delle cucine per provare a forzare la mano e a dare il via al servizio direttamente da Napoli. Insomma, all’ombra del Vesuvio – viste le temperature di gennaio – sarebbero arrivati pasti praticamente congelati. Un’ipotesi a cui si è opposta l’amministrazione comunale targata Giovanni Palomba, pronta a invitare funzionari e dirigenti a trovare una soluzione in grado di rispettare i «paletti» previsti dal bando di gara e salvaguardare il «palato» dei bambini. A inizio settimana sono cominciati i sopralluoghi per gli allacciamenti di acqua e gas nonché per i necessari interventi di messa a norma. Secondo le voci circolate in municipio e «girate» ai genitori dei bambini, il servizio di refezione scolastica dovrebbe partire entro fine mese. Ma il condizionale, alla luce dei precedenti, resta d’obbligo.
Gli atti secretati
Perché parallelamente ai ritardi capaci di lasciare centinaia di bambini a digiuno – i vari istituti comprensivi sono stati costretti a puntare sulla «dieta del panino», certamente non salutare per i piccoli alunni – viaggiano i dubbi sulla legittimità della procedura adottata in Comune. Già a settembre – all’epoca della modifica in corso d’opera della commissione esaminatrice delle offerte – scoppiarono polemiche e proteste, ora alimentate dal ricorso presentato al Tar Campania da una ditta esclusa dalla gara. Una gara con atti a tutt’oggi secretati per il disappunto di politici e non solo. «Come sindaco, posso solo dire di avere chiesto ai dirigenti di dare massima priorità alla questione – le parole di Giovanni Palomba -. Evidentemente, non sono stato ascoltato: mi dispiace per i disagi patiti dai nostri cittadini e dai loro figli».