Torre del Greco. A metà dicembre del 2016 scatenò l’inferno all’interno dell’istituto comprensivo «Don Bosco-D’Assisi» di viale Campania. Perché – approfittando di un attimo di distrazione del personale scolastico – riuscì a raggiungere una classe al primo piano e «invitò» la maestra a uscire dall’aula per avere un chiarimento. Una volta fuori, poi, A.P. – incensurata di 37 anni, con un carattere evidentemente fumantino – non esitò a schiaffeggiare l’insegnante ritenuta «colpevole» di avere ingiustamente rimproverato suo figlio.
A due anni di distanza – al termine delle indagini condotte dal pubblico ministero Rosa Annunizata della procura di Torre Annunziata – la «mamma-bulla» è stata rinviata a giudizio per rispondere di interruzione di pubblico ufficio e lesioni aggravate dai futili motivi: la prima udienza davanti al giudice monocratico del palazzo di giustizia di via Nazionale è in programma a settembre del 2019.
L’imputata rischia fino a tre anni di reclusione per il raptus di follia costato alla vittima una corsa al pronto soccorso dell’ospedale Agostino Maresca e una prognosi di due giorni.
L’aggressione shock
L’incredibile storia cominciò a metà dicembre del 2016, quando all’interno dell’istituto comprensivo di viale Campania erano in corso le prove dei canti natalizi: un’attività extra-didattica «disturbata» da un alunno di 11 anni, pronto a distrarre i compagni di banco al punto da convincere l’insegnante a spostare l’alunno «vivace» e a rimproverare il bambino per il suo comportamento.
Il giorno successivo la «mamma-bulla» si presentò a scuola per ottenere giustizia e dare una «lezione» all’insegnante: una volta chiamata la docente fuori dall’aula, volarono gli schiaffi. Un’aggressione shock, capace di convincere la dirigente scolastica Rosanna Ammirati a lanciare l’allarme ai carabinieri della caserma Dante Iovino: in pochi minuti i militari dell’Arma della stazione Capoluogo raggiunsero l’istituto comprensivo e – ricostruito l’episodio – rintracciarono A.P., denunciata a piede libero per interruzione di pubblico ufficio e lesioni aggravate dai futili motivi.
Ipotesi di reato ritenute fondate dal pubblico ministero Rosa Annunziata della procura di Torre Annunziata, arrivata – a due anni di distanza – a chiedere e a ottenere il rinvio a giudizio per la «mamma-bulla» del centro storico.
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