TORRE ANNUNZIATA – Nell’aula della Corte d’Assise del tribunale di Napoli c’erano proprio tutti. Il procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli – il magistrato che ha coordinato le indagini – gli avvocati della difesa, i giudici e i legali dei parenti della vittima. Tutti, tranne il Comune di Torre Annunziata che nel giorno più importante ha “dimenticato” la sua mamma coraggio. Sì perchè l’ente di palazzo Criscuolo, a dispetto dei proclami e delle dichiarazioni di «soddisfazione» dopo l’arresto del presunto mandante di quel massacro, non si è costituito parte civile. Nessuno, per conto del Comune, si è presentato nella prima udienza del processo a carico di Francesco Tamarisco, il narcos del rione Poverelli accusato di aver fatto uccidere Matilde Sorrentino, la donna massacrata, nel 2004, per aver denunciato i pedofili che abusavano di suo figlio. Una gaffe per una città che “sogna” di emulare il “modello anti-camorra” della vicina Ercolano, dove anche grazie al sostegno degli amministratori alle vittime delle cosche i clan sono stati messi in ginocchio. E’ vero qui non si parla di camorra, ma in ballo c’è la vita e la storia di una donna diventata simbolo della ferocia spietata dei killer di Fortapàsc. Una vittima innocente, colpevole solo di aver fatto la cosa giusta: cioè difendere il suo bambino dagli orchi. Un’assenza, quella del Comune, che ha stupito anche i protagonisti dell’udienza che si è celebrata, ieri mattina, davanti al presidente della sezione penale, Giuseppe Provitera. Specie alla luce delle numerose iniziative promosse, in questi anni in città, per ricordare Matilde Sorrentino. Ovviamente la costituzione di parte civile rappresenta solo un atto formale – la vicinanza ai parenti della vittima va dimostrata in altri modi – ma avrebbe rappresentato un segnale importante. Come lo è stato la costituzione nel procedimento per il crollo della palazzina di Rampa Nunziante, la tragedia che a luglio del 2017 è costata la vita a 8 persone. Il Comune, va chiarito, potrà provare a rimediare nella prossima udienza. Ma sempre a patto che la difesa dell’imputato non si opponga alla richiesta.La mancata costituzione di parte civile del Comune rappresenta, di fatto, l’unico vero colpo di scena dell’udienza di ieri mattina. Un’udienza scandita da beghe procedurali e dal deposito della lista dei testimoni. Questo processo che nasce da un’inchiesta che dopo14, lunghissimi anni, ha dato un nome e un volto al presunto mandante del massacro. Secondo l’indagine messa in moto dalla Procura di Torre Annunziata, Tamarisco – esponente della famiglia di narcos internazionali con base nella città oplontina – avrebbe armato la mano di Alfredo Gallo, il killer che per questo delitto sta scontando una condanna all’ergastolo diventata definitiva. Tamarisco – così sostengono i pm – avrebbe assoldato Gallo per punire Matilde Sorrentino del fatto di averlo denunciato. L’imputato, infatti, a fine anni ’90, è finito a processo per quella brutta storia di violenze sessuali sui bambini del rione Poverelli. Accuse dalle quali Tamarisco è stato, però, assolto in secondo grado. Alla base dell’inchiesta le dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, tra cui anche alcuni esponenti di spicco del clan Gionta, come Michele Palumbo. Per i pentiti – una decina in tutto quelli ascoltati – non ci sono dubbi: è stato Tamarisco a far uccidere Matilde Sorrentino. L’imputato, tra l’altro, avrebbe anche versato somme di denaro, in questi anni, a Gallo per “pagare” il suo silenzio. Un dato venuto fuori dagli accertamenti patrimoniali eseguiti su input dei pm di Torre Annunziata.
Ciro Formisano