«Dove sei? Dimmi dove sei? Dimmi che stai bene». Anna grida forte. Urla. Si dimena mentre tra le mani stringe il telefono. Non trova sua figlia. Era nel deposito con lei e altre due amiche. Stavano lavorando quando è scoppiato l’inferno. Quando le fiamme hanno deciso di distruggere la fabbrica dove si producono cosmetici. «Rispondi a telefono, cavolo» ripete mentre piange. «Dio mio ti prego, dimmi che è viva, ti prego Dio». Ma sua figlia a telefono continua a non rispondere. Anna riprova. Non molla. Non si arrende. In quella gabbia infernale potrebbe esserci sua figlia. Dieci, venti squilli. Si volta e vede le fiamme che avanzano. «Era dietro di me, perché si è fermata?». Lo ripete dannandosi a chi prova a calmarla. «Io devo tornare lì dietro, devo trovarla». E intanto riprova a chiamare. Vuole superare il muro dei vigili del fuoco che per sicurezza hanno allontanato tutti. Non vuole restare a guardare. Ma finalmente, dall’altra parte della cornetta, una voce in lacrime risponde «Sono salva. Ho scavalcato il muro, siamo dietro. Non mi fanno passare, ma sto bene. Mamma stai tranquilla». Anna urla. Questa volta di gioia.
Giovanna Salvati