Per il clan Batti i soldi non erano un problema, in un mese grazie ai carichi di droga distribuiti nelle piazze di spaccio del Vesuviano gli incassi erano a sei zeri. L’impero dei «milanesi» costruito sui traffici di stupefacenti è stato smantellato martedì mattina dalla Dda di Napoli che ha decapitato l’emergente cosca dell’hinterland vesuviano. Un’organizzazione potente e cruenta, specializzata nella vendita di sostanze illecite, e capace di introitare centinaia di migliaia di euro ogni mese. Eppure per il fisco, fino al blitz di alcuni giorni fa, Alfredo Batti, era un giovane disoccupato dal passato burrascoso che non aveva mai versato un euro nelle casse dello Stato per quanto riguarda i contributi. Nonostante il modesto tenore di vita, la famiglia dei narcos milanesi era molto più ricca di quello che dava a vedere. I soldi erano tanti. Troppi. Tanto che andavano nascosti. Anche sotto terra. Come i circa cinquecentomila euro che nel 2014 i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torre Annunziata riuscirono a trovare nell’abitazione della famiglia Batti alla periferia di San Giuseppe Vesuviano.
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