Un clima pesante, che riporta alla mente gli anni terribili della faida di camorra degli inizi degli anni ’90. Quella tra i D’Alessandro e gli “scissionisti” ante litteram capeggiati da Mario Umberto Imparato. Il quale dopo aver lanciato il guanto di sfida al suo ex capo, il boss dei boss Michele D’Alessandro, si “rifugiò” tra le montagne tra Gragnano e Pimonte, per sfuggire ai tentativi di agguato pressoché quotidiani. Spalleggiato da “luogotenenti” fidati, appartenenti alle famiglie di storici affiliati della zona, i Di Martino, gli Afeltra, i Carfora, i Gentile. Anni lontani, quelli della sanguinosa faida che seminò terrore e morte per le strade di Castellammare e dei paesi vicini. Anni bui, in cui a finire sotto i colpi, spesso, erano anche vittime innocenti. E il terrore che quella violenza, sopita per diversi anni, possa riesplodere da un momento all’altro è grande a Iuvani, la zona di confine tra Gragnano e Pimonte. Nonostante non siano rari episodi cruenti, come l’ultimo omicidio in ordine di tempo (quello di Filippo Sabatino, un anno fa) avvenuto a poca distanza dalla sparatoria di mercoledì sera, che ha di nuovo gettato il quartiere nel terrore. Sì, perché gli spari nel feudo del boss Leonardo Di Martino, detto ‘o lione, non lasciano presagire nulla di buono. E non solo perché i numerosi colpi da arma da fuoco – forse esplosi da più di una pistola – erano indirizzati ad altezza uomo. Ma anche perché, qualcuno di sicuro è rimasto ferito. Benché abbia deciso di non ricorrere alle cure mediche.
Elena Pontoriero
Gaetano Angellotti