Sulla coscienza si portano qualcosa come un centinaio di omicidi. Per anni hanno rappresentato le colonne di una cupola criminale che ha seminato morte e terrore. Da Ercolano a Castellammare di Stabia, da Torre del Greco a Pompei, passando per Torre Annunziata.
Sono i 10 boss della camorra vesuviana. I 10 re della malavita spodestati dallo Stato. Oggi il loro “trono” è una sedia di plastica piazzata al centro di una cella da cinque metri quadrati. Sepolti vivi nell’inferno del 41bis, il temutissimo carcere duro. Niente abbracci a figli e parenti, poche parole dette dietro un vetro anti-proiettile, telecamere puntate addosso ogni istante e solo tre libri per provare a dare un senso a giornate che scorrono via sempre allo stesso modo. Un incubo capace di spingere diversi boss ergastolani a chiedere pietà. Come Valentino Gionta, il padrino della camorra di Torre Annunziata che qualche tempo fa ha scritto, di suo pugno, un ricorso indirizzato ai giudici della Cassazione, definendo il 41 bis una «tortura».
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