Torre del Greco. Dalla festa per il «primo anniversario» alla guida di palazzo Baronale alla crisi di maggioranza. In sole 24 ore, tempi record fino a oggi sconosciuti al «sindaco-diesel» Giovanni Palomba. Costretto a fronteggiare l’ennesimo affondo della coppia di dissidenti formata da Gaetano Frulio e Luisa Liguoro – 1.500 voti in due alle scorse consultazioni comunali con la lista civica Ci vuole coraggio – e l’addio alla giunta del suo braccio destro, l’assessore Annarita Ottaviano. Il tutto alla vigilia di una delicata seduta dell’assise cittadina, poi disertata dai due alleati entrati in rotta di collisione con le «non-scelte» dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio.
La fronda legale
Le avvisaglie della crisi erano arrivate, appunto, a inizio giugno. Quando, stufi dell’immobilismo della carovana del buongoverno uscita vincitrice dalle elezioni del giugno 2018 – gli avvocati della maggioranza lanciarono un chiaro ultimatum al primo cittadino: «Bisogna cambiare registro, altrimenti saremo costretti a valutare l’ipotesi di sostenere solo gli atti coerenti con il programma di governo cittadino», l’avvertimento dei due legali. Pronti a mettere nero su bianco una lunga serie di criticità lasciate in sospeso per un anno. Un’eternità per chi si era presentato come l’uomo del cambiamento rispetto al passato targato Ciro Borriello. Il cui motto «detto, fatto» sembra essere diventato un tabù in municipio. «Dove tutto tace da un anno», il nuovo j’accuse di Gaetano Frulio e Luisa Liguoro. Arrivati alla corte del mobiliere di via monsignor Felice Romano grazie ai «buoni uffici» di Filippo Colantonio – ex assessore ai lavori pubblici all’epoca di Valerio Ciavolino nonché a lungo segretario cittadino dell’Udc prima di essere «fulminato» dal Pd – e diventati fedeli scudieri di Luigi Mennella, il vicepresidente della Gori sempre targato-Pd con l’irrealizzato sogno di indossare la fascia tricolore inutilmente inseguita da 15 anni. «Non abbiamo registrato cambiamenti rispetto alle questioni sollevate a inizio giugno – rimarcano i due esponenti di Ci vuole coraggio -. Anzi, registriamo come qualche collega consigliere comunale abbia espresso le stesse preoccupazioni circa l’immobilismo del sindaco». Chiaro il riferimento al capo dell’assise Felice Gaglione e alla sua «ombra politica» Iolanda Mennella, non a caso pronti a formare un unico gruppo con i due dissidenti vicini al Pd. «A prescindere da futuri scenari – frenano Gaetano Frulio e Luisa Liguoro – oggi confermiamo la volontà di restare nella posizione di vigili sentinelle sull’operato della macchina comunale e di votare esclusivamente, i provvedimenti ritenuti realmente utili al bene della città». In pratica, un passo e mezzo fuori dalla maggioranza. «Abbiamo voluto lanciare un ulteriore segnale al sindaco e a tutti gli alleati – sottolinea Gaetano Frulio -. Se a breve non dovessimo registrare cambi di marcia, siamo pronti a passare all’opposizione».
L’addio del vicesindaco
Una strada confermata dalle dimissioni presentate dal vicesindaco Annarita Ottaviano – espressione dei due consiglieri comunali – e, al momento, congelate dal primo cittadino. D’altronde la stessa professionista imparentata con l’europarlamentare Andrea Cozzolino – sempre Pd, ovviamente – già a inizio mese aveva rinunciato alla delega al Suap dopo il trasferimento dal cimitero di Salvatore Loffredo, indagato per turbativa d’asta insieme all’ex assessore Vincenzo Sannino (sempre uomo Pd, come ti sbagli).
I dubbi di Palomba
Davanti al terremoto-bis, il sindaco è apparso sorpreso: «Non capisco le ragioni di tale attacco politico – le parole del primo cittadino – Solo venti giorni fa abbiamo proceduto alla nomina del nucleo di gestione, accontentando le richieste di tutti». Chiaro il riferimento a Mario Altiero – lo «scongelato» del Pd indicato da Iolanda Mennella – e alla dottoressa Rosalba Miele, voluta proprio dagli avvocati-frondisti. «Il contributo di Gaetano Frulio e Luisa Liguoro fino a oggi è stato determinante per la maggioranza – conclude Giovanni Palomba -. Ma, se volessero passare all’opposizione, ce ne faremo una ragione».
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