Torre del Greco. Il sindaco al fresco in montagna, gli alleati al caldo della città a mettere in campo le prime strategie per convincere Giovanni Palomba a ritirare le dimissioni messe nero su bianco al termine di 13 mesi da incubo a palazzo Baronale. E mentre le «colombe» della maggioranza sono già volate a convincere i due gruppi di dissidenti a siglare una tregua per il bene di tutti – in particolare di chi ogni mese porta a casa fino a quattromila euro lordi per le proprie «attività politiche» in municipio – emergono i primi retroscena sull’addio alla fascia tricolore dello storico figlioccio della Dc all’ombra del Vesuvio.
L’affare lavori pubblici
A poche ore dalle dimissioni del primo cittadino, gli esponenti del neonato super-gruppo a trazione Pd capeggiato da Felice Gaglione – l’ex fedelissimo di Donato Capone, un nome noto in municipio e non solo – aveva espresso «stupore per la decisione del sindaco» e si erano affrettati a sottolineare come «ci riteniamo estranei – i concetti espressi da Iolanda Mennella, Luisa Liguoro, Gaetano Frulio e Antonio Spierto – a qualsiasi motivazione abbia indotto il sindaco a rassegnare le dimissioni». Il classico: «Excusatio non petita, accusatio manifesta», come direbbero i «soloni» della carovana del buongoverno. Perché, in realtà, il super-gruppo di dissidenti – insieme ai punti programmatici per il cambio di passo dell’amministrazione comunale – avrebbe presentato il «conto» in termini di poltrone. E insieme alla nomina di Renato Grimaldi – sponsorizzato proprio da Felice Gaglione, fratello di un imprenditore specializzato in assistenza a disabili e anziani – a coordinatore d’ambito delle politiche sociali, avrebbero rivendicato la delega ai lavori pubblici. «Altrimenti, possiamo restare senza rappresentanti in giunta», la sibillina «minaccia» al sindaco. Perché proprio i lavori pubblici? Perché l’anno prossimo a palazzo Baronale potrebbero arrivare circa 25 milioni di euro e la «gestione» delle opere da realizzare potrebbe essere fondamentale per il rilancio della città. Ma l’aut aut avrebbe fatto scattare un campanello d’allarme nella testa del sindaco, fino a oggi neanche sfiorata da scandali e inchieste. Di qui, la classica goccia capace di fare traboccare il vaso.
Il risveglio del Pd
Intanto, con calma, il direttivo cittadino del Pd – l’ex colosso del centrosinistra per metà saltato sotto mentite spoglie sulla carovana del buongoverno e per metà rimasto a piedi – ha lanciato i primi segnali di risveglio: «Solo un radicale cambiamento dovrebbe indurre il sindaco a ritirare le dimissioni – la posizione dei democrat – Valuti dunque il sindaco se questo possa miracolosamente avvenire in questi giorni. Ma a fronte della persistenza di ottusità, meglio ridare al cittadino la sovranità del voto: la città non può essere lasciata in balia di questa amministrazione comunale». ©riproduzione riservata