Dopo l’arresto dello zio e del padre arrestati con l’accusa di essere affiliati a clan di camorra, ad appena 16 anni aveva preso in mano le redini della famiglia proseguendo le attività estorsive ed usuraie. E’ finito per questo in una comunità per minori, su ordine del Tribunale per i minorenni di Napoli, un ragazzo – C.L., le iniziali del suo nome – figlio e nipote di due detenuti per reati di camorra, ritenuti dagli investigatori esponenti di rilievo della criminalità organizzata casertana. Lo zio, in particolare, è ritenuto dalla Dda di Napoli il riferimento del clan Belforte di Marcianise nella città di Maddaloni, grosso comune alle porte di Caserta. Come il padre e lo zio, il ragazzo è accusato di estorsione e usura con l’aggravante mafiosa. Dalle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica per i minorenni e svolte dai carabinieri di Maddaloni, guidati dal capitano Pasquale Puca, è emerso che l’adolescente, dopo l’arresto del padre, avvenuto nell’aprile 2015 per estorsione all’azienda impegnata nei lavori della fibra ottica, ha continuato a svolgere gli affari di famiglia, in compagnia di altri affiliati, tra cui un altro zio, anch’egli raggiunto dalla misura cautelare dell’obbligo di dimora. Più volte si sarebbe presentato agli imprenditori per chiedere il pizzo o la rata del prestito usuraio, riscuotendo anche somme di danaro. “La mia famiglia è legata ai Belforte, dovete pagare”, diceva alle vittime che, impaurite dai legami di sangue e criminali vantati dal minore, pagavano senza batter ciglio.
CRONACA
12 febbraio 2016
Padre e zio in cella, baby boss gestisce clan a 16 anni