Duecento milioni di euro. Un fiume di soldi che sarebbero dovuti servire per recuperare il Sarno. Interventi che avrebbero dovuto riguardare opere fognarie, bonifiche di vasche e tratti di canali. Ma al momento, di quei progetti è stato realizzato poco o nulla, accumulando un ritardo che ha avuto come risultato il mancato rispetto della scadenza fissata dall’Unione Europea per il recupero del fiume più inquinato d’Europa. Un ritardo per il quale ora la Regione Campania rischia un’ammenda, sulla scorta di quanto già accaduto per la Terra dei Fuochi. Il punto è che la politica, stavolta, c’entra poco. L’unica responsabilità, probabilmente, è quella di non aver vigilato in questi anni su come stava operando l’Arcadis. I fondi erano stati messi a disposizione dell’agenzia regionale e al momento risulta difficile comprendere il motivo per il quale le opere non siano state realizzate, considerando che rientravano anche nella contabilità speciale, al di fuori del patto di stabilità imposto alla Regione Campania. Proprio Palazzo Santa Lucia, ora, ha deciso di vederci chiaro in questa vicenda e domani si terrà un’audizione dei vertici dell’Arcadis presso la Commissione Ambiente del consiglio regionale della Campania, presieduta da Gennaro Oliviero. L’obiettivo, ovviamente, è capire a che punto sono i lavori per le opere fognarie che in alcune zone del comprensorio (ad esempio al rione Fontanelle, al confine tra Castellammare di Stabia e Pompei) non risultano nemmeno in programmazione.
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