«Io, malato di leucemia, licenziato per aver superato i termini utili a curarmi». Non è il titolo di un libro ma a sentire la storia di Antonio D’Apice, forse potrebbe diventarlo. Un racconto assurdo di un 51enne che ha rischiato di morire troppo presto, ha affrontato con coraggio la battaglia contro una malattia terribile e alla fine ha superato l’ostacolo più difficile che la vita potesse porgli davanti. Quando il lunghissimo tunnel che aveva infilato lasciava intravedere qualche spiraglio di luce, arriva una nuova mazzata. «Quindici giorni fa il postino bussò alla porta e mi consegnò la lettera di licenziamento». A inviargliela la Buttol, la società che è subentrata a Multiservizi prima ed Ego Eco poi, nel servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Castellammare di Stabia. Eh sì, perché Antonio D’Apice per 15 anni è stato un operatore ecologico. Rientrò tra i primi 63 assunti nella società partecipata di Palazzo Farnese, dopo aver prestato servizio precedentemente nel macello comunale chiuso nel 1998. «Quindici anni senza aver mai marcato visita, come si può evincere dal mio storico di servizio» – tiene a precisare. Paradosso del caso, la motivazione alla base del provvedimento di licenziamento è che sono stati superati i “termini di comporto”. In pratica, è scaduto il tempo massimo per curarsi dalla leucemia.
+++ L’ARTICOLO COMPLETO SU METROPOLIS DI OGGI +++