Si chiamava Lorenzo, ma per gli amici era Bore, le prime quattro lettere del suo cognome: Borella. Aveva 27 anni, si era laureato due anni fa in biologia all’università di Firenze, continuava a studiare e girava il mondo. E domenica nel mare fantastico di Pulau Redang, in Malesia, era «a caccia» di tartarughe e squali. La sua arma? Un telecamera subacquea, perché la danza di quei rettili doveva diventare un film. Lorenzo è morto durante un’immersione con le bombole.
Sostengono alcuni testimoni che il ragazzo era a circa duecento metri dalla riva e si era immerso da poco. Un compagno, secondo quanto scrivono i giornali maltesi, avrebbe visto del sangue a diversi metri di profondità. Poi, dopo essere risalito sulla superficie, ha visto il corpo di Lorenzo galleggiare ormai senza vita. «Forse è stato un malore», ipotizzano le autorità malesiane. Ma tutto è ancora incerto, tutto deve essere chiarito. Era un sub esperto, sicuro di se stesso, ma prudente.Il corpo del giovane ricercatore adesso si trova in una stanza dell’obitorio dell’ospedale di Sultanah Nur Zahirah e non è escluso che le autorità dispongano l’autopsia per sapere chi o che cosa lo abbia realmente ucciso. La famiglia, avvertita dalla Farnesina, lo sta raggiungendo.