“Il sindaco Laura Prati non è stato ucciso da me. Sono un tiratore scelto, sono capace di sparare per uccidere. Non ho mirato agli organi vitali, ho mirato in basso. Il sindaco Prati era affetta da una patologia di cui non ero a conoscenza. Se lo avessi saputo, non avrei sparato”. Si è difeso così Giuseppe Pegoraro, l’ex comandante dei vigili di Cardano al Campo, comune in provincia di Varese, che il 20 luglio 2013 aveva esploso sette colpi di pistola all’interno del municipio contro sindaco e vicesindaco, ferendoli gravemente. L’allora primo cittadino, Laura Prati, sarebbe deceduta 20 giorni dopo. Una morte, a suo dire, provocata non dai colpi della sua arma da fuoco ma da una non meglio precisata “patologia”. Pegoraro, classe 1952, già condannato all’ergastolo in primo grado dal Tribunale di Busto Arsizio, lo ha sottolineato con una serie di dichiarazioni spontanee rese questa mattina davanti ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Milano che dovranno stabilire se confermare o modificare quella sentenza: “Ho sbagliato e devo pagare, ma non con l’ergastolo. Mi hanno descritto come un Rambo, non è vero. Ho alle spalle 22 anni di servizio, sono stato un integerrimo servitore della legge. Non fu vendetta né un’esecuzione. Ho ferito soltanto due persone”.
CRONACA
19 aprile 2016
Uccise il sindaco di Milano: “Non è stata un’esecuzione”