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Aborto senza consenso, bimbi morti e lesioni gravi: 11 misure cautelari
CRONACA
21 aprile 2016
Aborto senza consenso, bimbi morti e lesioni gravi: 11 misure cautelari
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Quattro medici ai domiciliari e 7 misure interdittive dell’esercizio della professione medica a carico di 6 medici e di una infermiera dopo che le indagini hanno accertato “l’esistenza di una serie di gravi negligenze professionali e di assoluta freddezza e indifferenza verso il bene della vita che di contro dovrebbero essere sempre abiurate dalla nobile e primaria funzione medica chiamata a salvare gli altri e non se stessi”. E’ il bilancio di una operazione delle Fiamme Gialle del comando provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria nei confronti di 11 sanitari operanti o già in servizio nei reparti di ostetricia e ginecologia, di neonatologia e di anestesia del presidio ospedaliero “Bianchi- Melacrino-Morelli” per i reati di falso ideologico e materiale, di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri nonché di interruzione della gravidanza senza consenso della donna. Gli episodi di malasanità accertati hanno riguardato il decesso (in due diversi casi) di due bimbi appena nati, le irreversibili lesioni di un altro bimbo dichiarato invalido al 100%, i traumi e le crisi epilettiche e miocloniche di una partoriente, il procurato aborto di una donna non consenziente nonché le lacerazioni strutturali ed endemiche di parti intime e connotative di altre pazienti. Il procuratore capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Cafiero de Raho, in conferenza stampa ha spiegato che si tratta di “prassi degenerative, quei comportamenti in cui si ritiene di poter proseguire perché il settore è ritenuto un settore intoccabile. Quello degli intoccabili – ha detto – è un argomento che io credo debba essere messo da parte un po’ alla volta: stiamo intervenendo in tutti i settori, perché nessuno pensi di essere intoccabile. Questa volta è la sanità, ma io credo che su questo sicuramente non ci fermeremo”. Nel presidio ospedaliero si era creato “un sistema di copertura illecito, condiviso dall’intero apparato sanitario”, spiegano i finanzieri, che è stato attuato tutte le volte in cui “le cose non sono andate come dovevano andare” nell’esecuzione dell’intervento sulle singoli gestanti o pazienti, per evitare di incorrere nelle conseguenti responsabilità soprattutto giudiziarie. Le indagini sono partite da alcune telefonate intercettate nell’ambito di un procedimento penale, pendente presso la Dda di Reggio Calabria, riguardante una serie di soggetti a vario titolo gravitanti nell’orbita della cosca reggina di ‘ndrangheta De Stefano. alle intercettazioni attivate su un’utenza intestata alla Azienda Ospedaliera e in uso al ginecologo Alessandro Tripodi, nipote di Giorgio De Stefano è emersa la consumazione di numerosi episodi di malasanità afferenti a reati di colpa medica e di falsità in atto pubblico da parte del personale dipendente. In questo quadro, per coprire le responsabilità derivanti dagli errori medici commessi, il personale sanitario procedeva, con varie modalità e sempre d’intesa, a “manipolare” e a falsificare la relativa cartella clinica. Così, secondo il caso trattato e il bisogno necessario, ora “la si chiuderà e poserà nell’armadio”, ora si provvederà ad alterarla “con bianchetto”, ora si inciderà sulla stessa “con una striatura”, ora si provvederà a introdurre nella stessa falsi documenti sanitari, ora a sopprimerne “parti” all’occorrenza, ora si provvederà a confezionarla ad arte, ora infine si ometterà deliberatamente di attestare ciò che si è visto e compiuto durante l’intervento. Ai domiciliari sono finiti Pasquale Vadalà, dirigente medico di II° livello, ex primario responsabile dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia fino al primo ottobre 2014, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri; Alessandro Tripodi, attuale primario responsabile dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza senza il consenso della donna, di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e di soppressione, distruzione e occultamento di atti veri; Daniela Manuzio dirigente medico di I° livello presso l’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza senza il consenso della donna e di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e infine Filippo Luigi Saccà dirigente medico di I° livello presso l’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia nonché responsabile struttura semplice “Diagnosi e Terapia Prenatale”, per le fattispecie di reato di interruzione della gravidanza e di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici. La misura interdittiva della sospensione dell’esercizio della professione (medica e/o sanitaria) per un anno è stata emessa nei confronti di sei medici e una infermiera: Salvatore Timpano, dirigente medico di I° livello presso l’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia fino al 28 febbraio 2015 per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici, Francesca Stiriti, dirigente medico di I° livello presso l’unità operativa complessa di ostetricia, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici; Pina Grazia Gangemi, Ostetrica presso l’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia, per la fattispecie di reato di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici; Maria Concetta Maio responsabile di alta specialità “ambulatorio di neonatologia” presso l’unità operativa complessa di neonatologia, per la fattispecie di reato di falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. E ancora, Antonella Musella dirigente medico I livello presso l’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici; Luigi Grasso, medico anestesista presso l’unità operativa di anestesia fino al 31 dicembre 2012, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici e infine Annibale Maria Musitano, direttore dell’unità operativa di anestesia fino al 30 giugno 2013, per le fattispecie di reato di falsità ideologica e materiale commesse dal pubblico ufficiale in atti pubblici. 

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