Affronterà il processo con l’accusa di omicidio colposo il ginecologo nocerino finito sotto inchiesta per una diagnosi errata ad una donna incinta: il medico non dispose il ricovero, dando seguito al decesso del neonato, che morì dopo un parto cesareo successivamente risultato tardivo. Il ginecologo affronterà il dibattimento dopo il rinvio a giudizio disposto dal gup Paolo Valiante, con l’udienza fissata al prossimo 11 ottobre 2016 davanti al giudice monocratico Antonio Tarallo. Il pm Giuseppe Cacciapuoti coordina le indagini perché non avrebbe seguito e monitorato le condizioni del feto, decidendo in maniera errata, con una diagnosi fatale, soprattutto senza ordinare il ricovero apparso invece come urgente. La madre, una 47enne di Pagani, lamentava forti dolori al ventre quando si recò in ospedale, nella notte del 7 ottobre 2013: alla 33esima settimana di gravidanza, corse al pronto soccorso, dove fu sottoposta a visita dal ginecologo di turno. Poco dopo ebbe delle perdite ematiche, ma il medico le valutò come semplice conseguenza del monitoraggio interno, col dolore che continuava descritto nel referto come “colica renale”. La donna andò poi nel reparto pronto soccorso su consiglio dello stesso professionista, a caccia di un probabile problema chirurgico, con la sola raccomandazione di stare tranquilla, perchè tutto era a posto. Al prono soccorso la visita non ci fu: il medico di turno, senza visitarla “perchè incinta”, le consigliò un lenitivo mandandola a casa. Ma la donna tornò in ospedale al mattino, ancora in preda ai dolori e alle perdite, ancora maggiori, ancora in ginecologia, dove un altro medico la guardò e dispose un monitoraggio, esame decisivo per scoprire problemi nel battito cardiaco del feto. Il successivo taglio cesareo, con intervento d’urgenza in sala operatoria, non salvò il nascituro nonostante il trasferimento
In terapia intensiva neonatale, dopo cinque giorni il bimbo morì, per le conseguenze di ingerimento di liquidi.