Lo scandalo all’ombra del santuario di Pompei continua. L’intreccio tra la chiesa e l’arma dei carabinieri sembra non avere fine. L’indagine che ha coinvolyo il parrocco orignianrio di Picerno, don Antonio Marrese, ora esiliato ocn obbligo di dimora nella propria città, rimblazano anche su una serie di personaggi che, per ruoli diversi nella società civile, avrebbero comunque beneficiato dell’amicizia di don Antonio.
La storia inizia quando il parroco, ex cappellano militare a Torre Annunziata, ribattezzato come “Papa dell’Esercito”, è stato denunciato da un carabiniere di Trecase, L.D.S.,per presunte minacce, calunnie e stalking. Anche la fidanzata del militare, R.D.R. ha sporto denuncia contro il parrocco: la donna ha consegnato ai carabinieri di Torre del Greco decine di missive anonime riconducibili a don Antonio. Ma, lo stesso carabiniere che ora lo accusa, con altri militari ora dislocati nel Vesuviano e in altre province campane, avrebbe in passato beneficiato di questa amicizia. L.D.S. infatti, affetto da una grave patologia tumorale ai testicoli e assistito nel periodo della malattia dalle cure mediche del sacerdote, sarebbe poi entrato nell’arma superando le visite grazie all’intervento “miracoloso” di Don Antonio.
Nel frattempo, dalle indagini, spuntano altri particolari che continuano a tenere la vicenda sotto i riflettori: si tratta di cene e festini organizzati all’ombra del Santuario di Pompei. Il volto del parroco compare nelle foto di almeno tre feste a cui partecipavano, al suo fianco, un maresciallo dei carabinieri, tre ufficiali, vertici religiosi e politici. C’era anche il carabiniere che ora lo accusa.
Anche queste foto sono al vaglio dei carabinieri di Massa Carrara che stanno indagando sulla vicenda.