È noto come il “prete anticamorra”! Definizione che non “gradisce” ma nel contempo rispetta l’immaginario collettivo. Che sia in prima linea, e non solo a parole, ma con concrete iniziative contro lo strapotere della camorra e nella scorta che gli è stata assegnata con una parentesi d’ingiustificata sospensione.
Il preste al quale si fa riferimento è don Luigi Merola. Nessuna parentela con l’osannato defunto, re della sceneggiata, Mario Merola. Semplice omonimia.
Don Luigi Merola è senza soluzione di continuità nel mirino dei boss della camorra. È stato oggetto di minacce di morte, di “consigli” di fare esclusivamente il prete e di non puntare l’indice accusatore contro le famiglie camorristiche di Napoli e dell’immediato hinterland. Anche recentemente ha dovuto sfuggire a bordo di un motoscooter a palesi frasi di minacce di un non occasionale “amico” a Marano dove risiede con i genitori.
E proprio a Marano iniziò la sua crociata a difesa di alcuni commercianti del luogo vittime di camorristi usurari. Improvvisamente, l’ex Cardinale di Napoli Giordano lo trasferì a Forcella. Quartiere nel ventre di Napoli dove tutto può accadere. Solo che lo voglia la famiglia camorristica dominante.
E don Luigi Merola, preceduto dalla notorietà di “prete anticamorra, si dovette subito rendere conto che era un “prete scomodo”. Tanti furono i segnali, anche gravi, del “non gradimento” di chi comandava quel quartiere di Napoli che nell’immediato secondo dopoguerra si trasformò in una “specie di corte dei miracoli” in grado di soddisfare ogni richiesta del comune mortale. Anche farmaci salvavita introvabili nelle farmacie.
Il 27 marzo 2004, ancora parroco di Forcella, fu testimone dell’omicidio di Annalista Durante. Fu per don Luigi Merola l’inizio di una vita in compagnia di due “angeli custodi” che non lo lasciano un solo momento per difenderlo dal bieco progetto della camorra di eliminarlo per sempre.
Secondo inaspettato trasferimento a Roma. Rientro a Napoli e don Luigi Merola dà vita alla Fondazione ‘A Voce d’e Criature che trova sistemazione in una struttura sequestrata alla camorra. Nonostante la struttura abbia come finalità il recupero dei “ragazzi a rischio di Napoli” don Luigi Merola ha dovuto pagare gli oneri comunali. Don Merola dopo aver pubblicato “Forcella tra esclusione ed inclusione sociale”, “Il cancro sociale: la camorra”, “Storie di bambini tra legalità e camorra”, “’A Voce d’e Criature”, “I bambini di Napoli” si presenta al giudizio dei critici e dei lettori che lo seguono ed anche di coloro che stanno “dietro le quinte” con il volume “La Camorra bianca. Riflessione ad alta voce di un prete scomodo” (Edizioni Guida). Oltre a quello già detto nella prima parte della pubblicazione l’autore cerca di spiegare l’origine della parola camorra, l’evoluzione della mafia campana che non è più quella romantica della fine dell’800. La camorra dei giorni nostri per don Luigi Merola è una holding, una società per azioni con interessi economici da capogiro in altre regioni d’Italia e all’estero. Alla camorra schedata negli archivi delle forze dell’ordine l’autore contrappone la “camorra Bianca”. Quella, per intenderci, dei “colletti bianchi”, degli insospettabili “doppi petti” omologati ai boss della camorra. L’autore evidenzia i patti scellerati e mefitici tra il presunto perbenismo con i “capi” della camorra. Li identifica con sfiducia e rammarico. Nel suo scritto, però, traspare la speranza di una svolta decisiva ed epocale per il ritorno della legalità e la certezza del diritto. Non nasconde la sua desolante solitudine in cui è stato lasciato da chi l’avrebbe invece dovuto difendere. “La Camorra Bianca”, il nuovo libro, direi “coraggiosa denunzia” di don Luigi Merola, sarà presentato lunedì 16 maggio alle ore 16 presso la Fondazione ‘A Voce d’e Criature in via Piazzolla, 14 a Napoli.
Un libro che farà rumore e che certamente farà aumentare i tanti “nemici” di don Luigi Merola. Che sia scomodo e nell’occhio del ciclone della camorra e dei falsi estimatori don Merola n’è consapevole.