Erano in ritardo e, come forse accade a molti, incautamente, hanno attraversato i binari del passaggio a livello nonostante le barriere ancora abbassate. Ma lei non ce l’ha fatta e la sua vita si è fermata lì, sui quei binari a pochi passi da casa sua, sotto gli occhi dei suoi amici.
Raffaella Ascione avrebbe compiuto 20 anni il 17 ottobre; è morta domenica sera all’altezza del passaggio a livello numero 273.972 nel tratto ferroviario Napoli – Nola. Si è aperta l’inchiesta per fare chiarezza sull’incidente e verificare come sono effettivamente andati i fatti. C’è un indagato: G.S., 30 anni, il giovane macchinista alla guida del treno Italo che ha tolto la vita a Raffaella. Un atto formale ma dovuto.
Questo, però, è anche il momento del dolore. Sul luogo dell’incidente, lì dove il corpo di Raffaella si è fermato, martoriato sui binari, dopo essere stato trascinato dal convoglio per alcuni metri, in tanti si sono recati per lasciare un fiore in ricordo di quella giovane ragazza col sorriso sempre sulle labbra.
In paese, a Casalnuovo, la conoscevano tutti. Da poco tempo aveva iniziato a lavorare in un negozio di abbigliamento; l’ultima foto pubblicata sul suo profilo Facebook la ritrae proprio sul luogo di lavoro.
Bella, solare, con la sua prorompente criniera di capelli che l’ha fatta soprannominare affettuosamente “leonessa”. Su Facebook riflette sulla vita: “Si nasce per vivere e si vive per non morire. Ma se vivi senza follia sei morto senza aver vissuto”, aveva scritto mercoledì. Non poteva immaginare quanto crudele sarebbe stato il suo destino.