Dallo scorso 17 maggio – data del lancio di “Viola” sul web – il nuovo videoclip di Tommaso Primo è diventato un vero fenomeno virale: si tratta del secondo singolo estratto da “Fate, Sirene e Samurai”, l’album d’esordio del giovane cantautore napoletano (classe ’90), uscito il 27 novembre del 2015 per Full Heads ed Arealive. Anche nel caso di “Viola”, come per il resto del disco, l’atmosfera si fa magica, quasi onirica: è in una simile dimensione fiabesca, infatti, che si consuma quel dramma nel quale tutti oggi possono riconoscersi, la perdita di valori. Il secondo singolo, con tanto di concerto ad ingresso gratuito, sarà presentato ufficialmente – a partire dalle 21 – domani sera allo Yama Club (ex Riva), nell’ambito della rassegna Mercol&Mix.
In meno di una settimana, il tuo nuovo videoclip ha superato ben oltre le 10.000 visualizzazioni su Youtube: un traguardo di certo non da poco. Quale pensi sia stato il motivo principale di un simile risultato?
“Viola” è una canzone che mi ha dato grandi soddisfazioni e pensare che nessuno credeva in lei. L’ha scelta il pubblico, premiandomi su Spotify, facendola diventare il brano più ascoltato a Napoli su quella stessa piattaforma digitale, richiedendola in radio, in trasmissioni come LA RADIAZZA, per esempio, che l’ha fatta conoscere al grande pubblico. Credo che il motivo per cui piaccia così tanto è che racconta un qualcosa in cui molti si rispecchiano o con cui abbiano avuto a che fare nella propria vita, c’è poi da considerare il fattore musicalità e quel pre-ritornello penetrante, simile a “‘nu pappece”.
“Viola”, come le altre tracce del tuo primo album “Fate, Sirene e Samurai”, è una storia moderna, dunque cruda nei contenuti, ma raccontata come fosse una fiaba. Ci spieghi meglio il suo significato, e come mai hai scelto di affrontare, nel tuo disco, tematiche impegnative con la leggerezza propria dei sogni?
Perché l’oniricità rappresenta il mio modo di concepire la realtà, sembra un paradosso ma ho scoperto con il tempo di avere delle lenti diverse, che mi fanno vedere le cose in maniera, diciamo così, originale. L’ho capito provando a mettermi nei panni degli altri, ascoltando i loro pareri su persone, fatti ed avvenimenti. Non so se il mio stile possa arrivare a tutti, ma l’essere sognante è la mia essenza, nasconderla significherebbe mentire. Il successo di “Viola” si inserisce in un momento decisamente fortunato, che sta coinvolgendo il panorama cantautorale napoletano, tutto: da Maldestro a Raffaele Giglio, passando per l’intera ciurma di Capitan Capitone (alias il maestro Daniele Sepe). Secondo te si può davvero parlare di un “New Neapolitan Power”? E’ un ‘movimento’ che realmente può ambire ad oltrepassare i confini regionali?
Lo è ma noi abbiamo una cosa più speciale del precedente Neapolitan Power, ovvero il pubblico. Bisogna sempre saper analizzare i tempi, capire come la gente si rapportava e come invece si rapporta oggi alla musica, e mentre un tempo il ruolo dell’arte aveva una posizione centrale nella vita sociale e politica, oggi è tutto cambiato. Le persone che ci vengono ad ascoltare sono quelle che si ribellano alla plastica imposta dalla TV, il cantautorato non rappresenta più la moda, ma l’alternativa e il pubblico che ci ascolta, ci sceglie venendoci a cercare nel luogo in cui siamo relegati per volontà di STAMPA e Media, ovvero nell’underground. Ma attenzione, siamo in numero sempre maggiore e nel sottosuolo s’inizia a stare stretti, presto invaderemo le strade e le piazze, ed il MAINSTREAM non potrà più fermarci.