Indagati, parenti di indagati, ex neomelodici e non solo. Nel pieno della campagna elettorale per le amministrative di Napoli, mentre tra i candidati a sindaco volano parole di fuoco e minacce incrociate di denunce e querele, spuntano a cadenza quasi giornaliera i casi di candidature al Consiglio comunale e alle dieci Municipalità cittadine che, per un motivo o per un altro, fanno discutere. La “caccia all’impresentabile” è cominciata il giorno della presentazione delle liste, lo scorso 7 maggio, quando nella lista dei candidati al Consiglio comunale del Partito democratico è comparso il nome di Antonio Borriello, detto Tonino, tra i protagonisti delle polemiche che hanno accompagnato lo svolgimento delle primarie del centrosinistra che hanno premiato la candidatura di Valeria Valente. Borriello, consigliere comunale uscente e politico di lungo corso radicatissimo nel quartiere San Giovanni, fu ripreso dalle telecamere di Fanpage all’esterno di un seggio mentre donava a un elettore un euro, cifra necessaria per poter votare. Un gesto che ha poi difeso definendolo “di cortesia”. Nel video appariva anche Gennaro Cierro, capogruppo uscente del Pd alla Sesta municipalità (San Giovanni, Ponticelli, Barra) e ricandidato per lo stesso ruolo. I casi di Borriello e Cierro sono stati esaminati dalla Commissione di garanzia del Pd metropolitano di Napoli, che ha archiviato il caso. Quella di Borriello non è l’unica “ricandidatura” al Consiglio comunale che ha fatto discutere: nella lista “Terra nostra” a sostegno del candidato sindaco di Fratelli d’Italia Marcello Taglialatela compare il nome di Gennaro Castiello, eletto nel 2011 nelle liste del Pdl. A marzo 2014 Castiello è stato raggiunto da un’ordinanza di custodia agli arresti domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Napoli su presunti casi di corruzione elettorale. Le indagini facevano riferimento alla candidatura di Castiello nel 2013 nella lista del Mir, i Moderati in rivoluzione di Samorì. Rientrato in Consiglio comunale approdando al Gruppo misto, Castiello ha tentato la candidatura anche alle regionali del 2015 nella lista “Noi Sud” a sostegno della candidatura di Stefano Caldoro.
C’è poi il “caso Ala”, che ha raggiunto le pagine dei quotidiani nazionali. Nelle liste dei “verdiniani” a sostegno della candidata Pd Valeria Valente, candidati rispettivamente al Consiglio comunale e al Consiglio della Nona Municipalità (Soccavo, Pianura) compaiono Vitale e Vincenzo Calone. Sono il figlio e il nipote di Vincenzo Calone senior, pluripregiudicato con denunce e arresti per camorra e droga. “Mio padre ha pagato per quello che ha fatto, io ho la fedina penale pulita”, ha spiegato Vitale Calone in occasione della manifestazione alla Stazione Marittima alla quale hanno partecipato il leader nazionale di Ala, Denis Verdini, e i senatori Vincenzo D’Anna e Antonio Milo. Ma non c’è stato solo il caso Calone: sui giornali è finito anche Giuseppe Riganato, detto Peppe, sempre candidato al Consiglio comunale nella lista Ala. Riganato si è fatto notare per i particolarissimi manifesti elettorali che lo vedono ritratto con, alle spalle, l’immagine di Giovanni Di Vincenzo, consigliere municipale uscente di Scampia, morto poche settimane fa per un malore improvviso. Di Vincenzo, del quale Riganato era considerato il braccio destro, era il cognato di Giuseppe Parisi, detto ‘o Nasone, affiliato alla camorra e ucciso nel 2011 in un agguato a Secondigliano. Cerca di rientrare nel “parlamentino” dell’Ottava Municipalità (Piscinola, Marianella, Chiaiano, Scampia) Domenico Andreozzi, consigliere uscente e candidato nella lista “Prima Napoli” di Gianni Lettieri; Andreozzi è figlio di Gabriele, ritenuto affiliato al clan camorristico Nuvoletta e arrestato lo scorso febbraio per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, in un’operazione che vide finire in manette anche Giuseppe Iacolare, figlio di Gaetano, uno dei killer del giornalista del “Mattino” Giancarlo Siani ucciso nel 1985 dalla camorra.