RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Mercoledì 25 maggio scorso è stato pubblicato, sulla Gazzetta dello Sport, alla pag. 18, un articolo pesantemente diffamatorio, a firma del giornalista Alessandro Catapano, dal titolo: “Buchi milionari, minacce, aggressioni – Sulla Figc campana indaga la Procura”.
Al citato articolo, ma non solo ad esso, siamo costretti a replicare noi sottoscritti, Consiglieri “decaduti” del Comitato Campania.
Per correttezza, invero unilaterale, abbiamo atteso, prima di rispondere, l’emissione (pur già scontata, prima ancora di conoscerla) della decisione della Corte Federale d’Appello, che ha confermato la squalifica al Presidente Pastore per culpa in vigilando (la culpa, evidentemente, consiste nel fatto che il sig. Domenico Cerbone abbia falsificato le firme bancarie di Enzo Pastore).
Ennesimo mistero della giustizia sportiva “domestica”, che ritiene sleale o scorretto il comportamento del Pastore raggirato, ed al contempo non considera affatto rilevante dilapidare il patrimonio delle società in Campania. Ma i “misteri” non possono essere compresi dai comuni mortali.
Non avevamo aspettative di rilievo, poiché per diventare Giudici o Pubblici Ministeri occorre un concorso, dopo anni di studi, un periodo di uditorato e, poi, anni di esperienza (con successivo controllo del Consiglio Superiore della Magistratura), mentre non abbiamo notizia di concorsi per l’accesso alla Giustizia sportiva.
Abbiamo, però, conoscenza dei contenuti della nostra Carta Costituzionale, in termini di “Giusto processo”, abbiamo certezza delle Sentenze della Corte Europea di Giustizia, ed in forza dei principi in esse sanciti possiamo affermare che i procedimenti disciplinari svolti in sede di “Giustizia domestica”, comunque finiscano, sono certamente ingiusti, perché celebrati in contrasto con principi scolpiti nella Costituzione e condivisi dalle sentenze italiane ed europee in tema di giusto processo.
Se le norme del processo sportivo sono ormai – ad essere buoni – arcaiche, si cambino le norme! Sul punto, possiamo solo sperare ed attendere le scelte della Procura della Repubblica e le decisioni dei Tribunali dello Stato, per richiedere che si cambino le norme e, se necessario, si cambino gli uomini, con nomine che non siano il frutto del potere, per avere, anche nel mondo dello sport, solo e semplicemente: un giusto processo.
C’è un tempo per tutto!
Quello del silenzio è finito.
Ci determiniamo a rispondere ed a rompere il silenzio che ci siamo imposti, affinché sia l’Autorità Giudiziaria, della Giustizia ordinaria, a valutare e a decidere, affinché sia il Popolo a valutare i comportamenti di noi tutti, anche dei Giudici sportivi, quando esercitano la pubblica funzione giudiziaria, ancorché sportiva, perché la giustizia si amministra in nome del popolo intero e non per perseguire gli interessi dei singoli e, ancor meno, del potere.
E non esistono sacche impenetrabili o incontrollabili, costruite ad arte, in forza di un presunto perbenismo, che dietro etichette di facciata o dietro a ruoli ricoperti, possano ritenere di avere garantita una sorta d’immunità, derivante dalla funzione.
È proprio l’ora di dire basta!
È necessario che il controllo colpisca tutto e tutti!!
Perché, se un colpevole c’è, è necessario, ormai indispensabile, che venga punito, ma non per l’ossequio al potere. Così, è troppo comodo.
Ma chi era, codesto Cerbone, che ha consentito a “Tavecchio e ai suoi fratelli” di smantellare il Comitato Campania, attribuendo comportamenti a Pastore che solo la giustizia ordinaria dimostrerà essere insussistenti, perché Pastore rimane uno che ha rinunziato agli emolumenti che doveva percepire come Presidente e si è auto sospeso lo stipendio di dipendente della Campania Immobiliare.
Cerbone era il Responsabile Amministrativo del Comitato Campania, scelto per quel ruolo nel 1996, e Pastore, all’epoca, certo non ne era il Presidente.
L’articolo della Gazzetta dello Sport è stato, evidentemente per mera distrazione, collocato in una pagina dai seguenti titoli: “Camorra nel calcio”; Abodi: “Anche il pallone a rischio mafia”. Ma si parla del calcio dell’eroico Presidente Federale, quello dalla gaffe sanguinolenta facile facile, invero più di una (tutte restate, puntualmente, impunite dalla distratta giustizia “domestica” endofederale): Optì Pobà che fino ad ieri mangiava banane ed oggi gioca titolare nella Lazio; l’ebreaccio; gli omosessuali che devono restare lontani da lui.
Questo è il Presidente Federale che firma i Comunicati della Giustizia sportiva, che gli italiani leggono ed ascoltano silenzio.
Proprio quel Tavecchio, che la Gazzetta ha mortificato e mitragliato per mesi (epoca della candidatura Albertini, ma anche dopo: qualcuno se ne ricorda ancora?), per poi abbandonarsi ad indecifrabili (ma davvero solo indecifrabili?) atti di ossequio e salamelecchi.
Sì, Tavecchio: oggi combattente contro le organizzazioni criminali.
Di quel che ha scritto, il giovane Catapano risponderà in altre sedi, anche a voler generosamente sorvolare sul fatto che – certo, per pura casualità – abbia spruzzato fango proprio alla vigilia di una duplice udienza della giustizia sportiva sul Presidente Pastore.
Ma, nell’immediato, noi Consiglieri (eletti dall’Assemblea delle Società, le uniche alle quali sentiamo il dovere di rispondere, e puniti per un’evidentemente imperdonabile libertà di pensiero) non potevamo restare in silenzio: la misura è colma!
Infatti, questo è l’ennesimo, recidivante articolo, intriso ed impregnato di affermazioni difformi dalla verità (tutte documentabili), che, ad intervalli ben cadenzati ed in date fatidiche, la “rosea” (e non solo) pubblica.
Basterà limitarsi a replicare sui punti essenziali, non per salvaguardare un’immagine, ma per il rispetto della verità.
“Lettere anonime”: la Gazzetta ha dimenticato che Enzo Pastore e noi tutti siamo stati bombardati proprio da strumentali, vili, immonde missive prive di firma.
Le lettere anonime le ha perfino spedite il cognato dell’avv. Salvatore Colonna, membro del Consiglio Federale presieduto da Carlo Tavecchio.
Ma il cognato, “anonimo”, prima d’esser smascherato, ha spedito quelle missive anonime contro il calcio campano.
Le inchieste sul Comitato Campania sono state originate, ma guarda caso, proprio dalle lettere anonime. Tutte diligentemente considerate dalla Procura federale.
“Tentativi di aggressioni… guardia giurata”: ma che bassa e volgare insinuazione!
Certo, per trentasei anni, non ce n’era stato mai bisogno, di proteggere l’incolumità dei partecipi al Comitato. Siamo proprio noi, sconcertati e colpiti da queste circostanze inammissibili, a chiedere una rigorosa indagine, su questo argomento, vergognoso in sommo grado. Ma che si proceda ad accertamenti ed alle individuazioni dei responsabili, non ad inaccettabili allusioni, comode solo per coprire i reali responsabili.
“Sistemare i conti”: no, caro Catapano.
Quello commissariale è un regolamento di conti, non una sistemazione. Al di là delle appropriazioni del Cerbone, ci rispondano su cosa c’era da sistemare.
I conti, di certo, non si sistemano con sproporzionati oneri sulle spalle esauste delle Società.
La gestione commissariale sta costando decine e decine di migliaia di euro in più al mese, rispetto a quella del nostro Consiglio Direttivo. Vogliamo organizzare un forum, un confronto, un dibattito (siamo disponibili in qualsiasi sede, che sia pubblica e non nelle stanze del Palazzo)? Ma, poi, è possibile che il giornalista non abbia verificato queste circostanze, prima, non dopo la sottoscrizione del suo articolo?
Sì, Sibilia, indicato dall’Altissimo, si è ripresentato al proscenio (di un Comitato e di una Lega Dilettanti, contro la quale ha sempre agito, osteggiandola perfino dalla poltrona di una commissione senatoriale), con indomito, leonino ardimento, solo dopo la sanzione, per culpa in vigilando, ad Enzo Pastore: 12 aprile la decisione, 14 aprile il commissariamento a Sibilia, previe dimissioni della meteora De Fiore…
Ma il novello Commissario porta con sé tutto il suo pregresso comportamento: dimenticare certi fatti è difficile.
Noi, oggi, vogliamo chiedere alla Procura della Repubblica di Napoli di indagare anche sugli sperperi delle due gestioni commissariali (De Fiore e Sibilia).
Su cosa ci sia di illecito in tali emolumenti, tanto da spingerli a formulare distratte, omissive, forse perfino sleali dichiarazioni a Il Mattino di Napoli (del 12 marzo 2016, pag. 26), sulle proprie remunerazioni / rimborsi / diarie, rilasciate dall’avv. Lucio Giacomardo e dal dott. Salvatore Gagliano (consulente, il primo; il secondo vice commissario, poi vicario, poi di nuovo retrocesso a vice).
Gli importi si decidono dall’alto, ma si pagano con i danari delle società!!
Che strano sistema è questo, dove si può, ancor oggi, sperperare il danaro altrui in forza di una dichiarata emergenza, in forza della quale si è costretti a combattere contro un vero e proprio muro di gomma che tutto assorbe ed addormenta, in forza di un potere economico imponente e che tutto controlla.
Ma qualcuno ha dimenticato che l’oggi senatore Cosimo Sibilia, il 1° dicembre 1990, fu eletto consigliere del Comitato Campania con un numero altissimo (ultra decisivo per la sua elezione) di schede di votazione “vergate da una stessa mano”, cioè taroccate?
Un illecito gravissimo, sancito, a maggio del 1991, perfino dalla Corte Federale della F.I.G.C.: una vergogna indelebile, per il calcio campano, ma senza mai punizione dei responsabili.
Una vergogna che aveva nomi e cognomi.
Oggi, il segretario di allora del Comitato, sig. Marco Cilio, cioè l’organizzatore burocratico di quell’Assemblea, è stato riesumato come segretario del Comitato Campania.
Dopo ventisei anni.
Oggi, commissario del Comitato Campania, con il mandato (ma guarda un po’) di riportare legalità, ordine, rispetto delle regole e della lealtà sportiva, è Cosimo Sibilia, il beneficiario delle “schede vergate da una stessa mano”.
Questa è oggi l’Italia, piena zeppa di beneficiati inconsapevoli.
Che dire, poi, di De Fiore? La sua posizione soggettiva è ancor più grave, perché egli era incompatibile, quale commissario, come il Tozzi. Entrambi (cioè, due su tre) componenti dell’Organo di vigilanza della F.I.G.C. Vigilano e controllano anche su se stessi, quando chiamati ad amministrare.
Dal produttore, al consumatore. Dal tronco, al mobile. Dalla farina, alla pagnotta. Quis custodiet custodes?
Vuole chiedersi, qualcuno (volesse il Cielo, avesse il tempo per farlo la Procura della Repubblica), se è vero che De Fiore e Tozzi, da soli, son costati circa diciottomila euro al mese al Comitato Campania, cioè succhiando energie vitali alle sue sempre più spremute Società, ma senza il consenso di queste? Per fare cosa? Per quante ore di lavoro a settimana? In oltre otto mesi, cosa hanno verificato?
Perché procrastinare un commissariamento così spropositatamente costoso (si vocifera – vox populi, vox Dei – di ben oltre quarantamila euro al mese)? Tutto questo danaro, per meglio affossare Pastore, con i soldi delle Società che lo hanno votato.
“Grazie al lavoro della Labet di Dario Tozzi”: qui, sia consentito, ci vuole davvero una faccia bronzea… Il Tozzi ha talmente ben controllato, che non s’è mai accorto, in un anno e mezzo!, delle appropriazioni indebite del Cerbone (sì, del Cerbone, reo confesso in ambito penale).
Eppure, Tozzi avrebbe, tra l’altro, dovuto controllare (a cara remunerazione mensile, tutta aspirata dalle vene delle Società, rese esangui dal commissariamento) proprio i flussi economici in contanti… Bell’esempio di controllore, non v’è che dire. Al quale non-controllore, o controllore distratto, è stata affidata, per non aver controllato, la verifica del 5 agosto 2015 al Comitato Campania. Qualcuno sa come si definisce, a Napoli, una manfrina del genere? Lo suggeriamo noi: “il coperchio”.
E le decine di ruberie, nella Lega Dilettanti degli anni addietro, in tanti Comitati Regionali (Friuli Venezia Giulia e Molise su tutti), non hanno insegnato niente, alla Lega, al Servizio Ispettivo della Lega, alla sig. ra Gabriella Lombi, Vice Segretario Amministrativo della Lega, al controllo on line della Lega (anch’esso con la sovrintendenza della sullodata Lombi)?
Perché gli stessi fatti capitati altrove hanno vissuto una gestione diversa, dall’alto?
In Campania era necessario liberarsi di Pastore? Scomodo grillo parlante, da colpire con una sonora martellata dal novello Pinocchio, e contro il quale è facile trovare proseliti tra coloro che già intingono il dito nella torta o vogliono partecipare al banchetto.
“Allegra gestione… ammanchi di milioni”.
Si calmi, Catapano.
Risponderà al Signor Giudice ordinario, di tali formulazioni.
Gli ammanchi sono solo quelli determinati dal Cerbone: proprio quelli che, per il periodo di Presidenza Pastore, la banca dovrà restituire, con conseguente risarcimento, al Comitato e, quindi, alle sue Società.
Certo, le Società non potranno essere grati a chi firmava le distinte bancarie senza guardare (per le quali, il risarcimento da parte della banca non potrà neppure essere chiesto). Ma costui, che firmava senza guardare, non era, di certo, Enzo Pastore.
“Lauti stipendi autoassegnati”: risponderà anche su questo, l’ardito giornalista.
Il contratto di lavoro, sig. Catapano!
È indispensabile: accertarsi di quante ore al giorno abbiano lavorato, al Comitato, il De Fiore, il Tozzi, il Gagliano, il Giacomardo, eccetera; parametrare il totale col totale orario di Pastore; poi, solo poi, raffrontare gli emolumenti.
Verità! Non fantasiose ricostruzioni, comode al potere, ma non a chi paga!
E non offenda la Guardia di Finanza, egregio Catapano: essa ha accertato, e come!!
Chi si è permesso di suggerirle che non ha accertato?
Le Fiamme Gialle hanno acclarato e documentato che Cerbone (ripetiamo: il sig. Cerbone!) s’è appropriato di 919 mila euro, trasformandoli in beni immobili e versandoli sui propri conti correnti bancari. Prima di scrivere, per un giornalista sarebbe norma di prudenza informarsi (possibilmente, evitando di attingere a fonti interessate).
Ma, anche su quest’offesa gratuita ed azzardatissima, risponderà all’Autorità Giudiziaria.
“Tirare le somme… Cerbone ha potuto liberamente trarre”: le somme sono quelle della spending review del Comitato Campania (ma, tanto per non annoiarsi, perché non ci si accerta di quel che spendono la F.I.G.C. e la L.N.D., di come lo spendono, o delle consulenze che portarono al patibolo il rag. Felice Belloli, che, forse unico merito della sua presidenza, le voleva eliminare?).
Quanto al “liberamente trarre” ed alle fantasiose ricostruzioni (“nemmeno la Guardia di Finanza lo ha fatto saltare fuori”: ma come si permette, Catapano?), è il caso di ripetere che “l’omessa vigilanza” di Pastore si traduce nelle firme di Pastore, falsificate da Cerbone. Le dice qualcosa, questo piccolo dettaglio delle firme di Pastore falsificate? Fal-si-fi-ca-te!
“Pastore s’è fatto nominare dal suo vice presidente Giovanni Battaglia”: in Consiglio Direttivo è stato esaminato più volte l’argomento. Risponderà anche su questo, l’incauto estensore dell’articolo (ma chi gliele fornisce, queste falsità?).
Una notiziola, però, gliela diamo noi: Tavecchio è, contemporaneamente, amministratore di un bel gruzzoletto di società partecipate “endofederali”, oltre che essere presidente della F.I.G.C. Perché non scrive di lui? Nemmeno la Gazzetta può?
Eppure, la società Calcio Campania Immobiliare fu costituita per volontà proprio di Tavecchio, otto anni e mezzo prima che Pastore fosse eletto Presidente.
“Stipendio di Pastore”: per sua informazione, era di seimila euro netti al mese, così quantificato dopo che era intervenuta la rinuncia, formale, preventiva ed irrevocabile, sempre da parte di Enzo Pastore, ad oltre cinquemila euro al mese di diarie e rimborsi: caso unico, nella storia della Federcalcio e della Lega Dilettanti.
L’ha riconosciuto persino il Tribunale Federale Nazionale, nella motivazione della sua decisione del 12 aprile 2016.
Vogliamo confrontarlo, lo stipendio di Pastore, con le laute prebende, le remunerazioni, i rimborsi, le consulenze, che, tutte insieme, assommano a decine di migliaia di euro al mese, dei commissari, dei vice commissari, dei consulenti del Comitato Campania, nel periodo del commissariamento? È proprio il caso di farlo!
Quanto al “sistema radicato”, che scivoloni, egregio Catapano!
Sappia che i giudici sportivi territoriali sono stati sostituiti non “per gravi vizi procedurali”, ma, guarda caso, dopo aver denunciato le delibere truccate, delle quali risponderanno il dott. De Fiore, il senatore Sibilia, il vice Gagliano (delegato all’attività sportiva), il consulente giuridico-sportivo Giacomardo, il segretario Cilio e qualche dipendente infedele. Naturalmente, si tratta di denunce alla Procura della Repubblica, perché quella federale denota un’attenzione intermittente, in Campania: tanto intermittente, da auspicare che anch’essa meriti particolare attenzione dalla Procura della Repubblica.
Ma questo è un altro discorso. Ci sarà un motivo, però, per cui le indagini serie ed importanti fatte sul calcio conseguono sempre ad indagini della Procura dello Stato e mai dall’iniziativa della Procura federale…
Campi artificiali: la stessa Gazzetta (come Repubblica, come Il fatto quotidiano, come Report di Rai 3) ha più volte affondato il dito (ma negli anni scorsi, non ultimamente) nella piaga purulenta delle omologazioni dei campi in erba artificiale. Omologazioni della Lega Dilettanti (della Lega allora presieduta da Tavecchio, non del Comitato Campania, Catapano!), a suon di migliaia e migliaia di euro.
Si informi, Catapano: la competenza è della Lega Dilettanti, non del Comitato Campania. Dunque, rivolga le sue accuse alla Lega, se ne ha.
Quanto ai calciatori non tesserati, “sconosciuti al sistema”, si provveda a confrontare i dati con quelli della gestione commissariale, che ha peggiorato la situazione anche su questo punto. Magari, si deferisca anche Vito Tisci, oggi coordinatore federale campano ad interim, per i calciatori non tesserati, delle fasce d’età di competenza dell’elegante presidente del Comitato Puglia, che è anche, contemporaneamente, dipendente CONI e presidente nazionale del Settore Giovanile e Scolastico (null’altro?).
Forse, ancor più, si deferisca – per aver preso in giro le Società: è slealtà sportiva? – il senatore Sibilia, che ha pubblicato (scripta manent), sul Comunicato Ufficiale del Comitato Campania, l’autentica invenzione (partorita dalla fertile fantasia sua, o dei suoi suggeritori) che, nella gestione commissariale, i dati negativi si sarebbero “ridotti di oltre il 78%”.
Una ripassatina alla matematica, all’aritmetica, alle proporzioni, non guasterebbe. Ma, forse, meglio ancora, basterebbe un rigurgito di serietà e di correttezza.
Commissari di campo a 100 partite a stagione: qual è lo scandalo, considerato che fare il commissario di campo è un impegno da almeno cinque ore a partita, modestissimamente remunerato con una nota spese (ridotta sensibilmente non da Sibilia, non da Colonna, ma proprio da Pastore)?
E poi, ci vogliam prendere la briga di contare il numero delle gare degli stessi Commissari (a cominciare da quello delle cento partite a stagione, per proseguire con qualche altro volontario instancabile, non certamente super-remunerato…), all’epoca della presidenza Sibilia?
O vogliamo accertarci del numero delle visionature degli organi tecnici regionali, magari dell’allora presidente del Comitato Arbitri, Alberto Ramaglia, inclusa quella per le prove atletiche riservate ad una sola assistente donna, a Montoro Inferiore (si vada a rivedere la sanzione disciplinare, allora inflitta al Ramaglia)?
Infine, le ambulanze.
Noi siamo fieri ed orgogliosi di aver investito per la prevenzione, a salvaguardia dei giovanissimi e delle giovanissime atlete delle Rappresentative.
Sono fondi magnificamente e doverosamente spesi in sicurezza.
Non è certo il Comitato Campania a doversi pentire di qualcosa.
Semmai, devono recitare il mea culpa quei Comitati che hanno, incoscientemente, insensibilmente, stabilito che le Rappresentative si allenassero e giocassero senza ambulanza.
Ossia, proprio quelli che, in ambulanze, hanno speso un decimo del Comitato Campania (che non ha mai consentito un raduno delle Rappresentative senza ambulanza; che ha preteso ci fosse l’ambulanza con l’assistenza del medico, con a bordo defibrillatore, ossigeno e tutto quanto sia indispensabile per una prevenzione seria e non solo formale).
Giudichino i papà e le mamme dei calciatori e delle calciatrici, dei calcettisti e delle calcettiste.
Poi, giudichino i Presidenti delle Società campane.
Indi, giudichino i lettori.
Poi ci dica, Catapano, qual è il valore che lei dà alla vita di un giovane.
Che scivolone, signor Catapano!
Ma il peggiore, tra tutti, è quello di aver evocato la camorra.
Lei avrà certamente letto: “Il camorrista”, del nostro rimpianto conterraneo, Giuseppe Marrazzo, egli sì un coraggioso indagatore.
Ci scoprirà qualcosa di molto interessante. Proprio sul calcio campano e la camorra. Sui rapporti “atavici”, di alcuni decenni or sono, del calcio campano con la camorra.
Su di noi, Catapano, non si permetta di fare allusioni.
Di queste, risponderà in altre sedi.
Ma, in ogni caso, le allusioni, le insinuazioni, i veleni, per il futuro, li riservi – possibilmente, senza distrarsi e senza sbagliare bersaglio – a chi li merita.
Con richiesta di cortese pubblicazione. Grazie.
Prof. ssa Elisabetta Guarriello
P.I. Vincenzo Avino
Dott. Giovanni Battaglia
Dott. Claudio Molfino
Dott. Antonino Sessa
Ing. Giovanni Toglia