Champagne per festeggiare l’affiliazione di un nuovo killer al clan D’Alessandro. Lo rivela il pentito Renato Cavaliere, parlando dell’ingresso ufficiale nella cosca di Scanzano di Catello Romano, il più giovane dei quattro killer del consigliere comunale Gino Tommasino, l’unico a non essersi mai pentito tra i sicari del politico. Il delitto che sancì il suo ingresso nel clan fu il duplice omicidio di Carmine D’Antuono, alias ‘o lione, boss della vecchia guardia gragnanese, che era il vero obiettivo, e Federico Donnarumma di Pimonte che si trovava con lui al momento dell’esecuzione. Il duplice omicidio avvenuto in via Castellammare a Gragnano il 28 ottobre 2008 diede il via all’ultima stagione di sangue firmata da Scanzano. Catello Romano era il “compariello” di Renato Cavaliere e fu proprio questa sua vicinanza a farlo entrare nel gruppo di fuoco che eseguì il delitto. «Dopo l’omicidio di D’Antuono Carmine- rivela il pentito Renato Cavaliere- Vincenzo D’Alessandro volle parlare con Catello Romano. Quando lo vide gli disse che non era più soltanto il mio compariello, ma un suo fratello e lo abbracciò. Per festeggiare brindammo con lo champagne». Una sorta di rito di affiliazione che sancì l’ingresso non semplicemente nel clan, ma nel gruppo di fuoco che il boss volle costituire per vendicare le “offese” che il clan aveva subìto dopo gli omicidi eccellenti di Giuseppe Verdoliva e Antonio Martone, nel 2004, ad opera del gruppo costituito dagli ex cutoliani Michele Omobono e Massimo Scarpa. Da colpire c’erano i pentiti, i Fontana dell’Acqua della Madonna detti Fasani, su tutti. Ma anche coloro che, all’interno dello stesso clan D’Alessandro, non avevano vendicato le offese o si erano messi a fare estorsioni senza dire nulla o consegnare percentuali a Scanzano. Anche questo ha rivelato Cavaliere, indicando una serie di delitti solo pensati ma mai realizzati. Il pentito ha parlato alla Dda, ovviamente, anche dei delitti che vennero messi a segno. Tra questi anche quello di Carmine D’Antuono e Federico Donnarumma, ma le parti relative a movente e mandante dell’omicidio sono ancora coperte da “omissis”.
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