SALERNO – «Non sono un assassino, mi sono difeso perchè Eugenio Tura De Marco mi aveva aggredito». Luca Gentile, reo-confesso dell’omicidio delle Fornelle avvenuto nel febbraio scorso, ieri è ritornato nella casa di piazza Matteo D’Aiello su disposizione del sostituto procuratore Elena Guarino che- alla presenza di carabinieri, medico legale e avvocati- ha ricostruito il delitto di Gegè. Una simulazione durata venti minuti durante i quali il 22enne salernitano ha confermato quanto da lui stesso sostenuto durante i vari interrogatori che si sono succeduti in questi quattro mesi. Resta un interrogativo. Determinante ai fini del capo di imputazione: il coltellaccio da cucina usato per uccidere il genero e mai più ritrovato. «Non ricordo dove l’ho messo ma sono convinto di non averlo in tasca: l’ho trovato in casa e con quell’arma ero stato minacciato da Eugenio De Marco. Lui l’ha posato sul tavolo- dice mentre simula con un carabiniere quei tragici momenti-e mi ha aggredito, io l’ho preso e l’ho colpito. Ma era per difendermi. Tanto è vero che De Marco dopo la coltellata si è scagliato contro di me e a quel punto- sempre per allontarlo- gli ho fatto alcuni graffi sul collo con il coltello. Poi, dopo avergli dato un calcio per liberarmi, è caduto a terra e- terrorizzato- sono andato via». Camicia rossa a quadretti, jeans blu, Luca Gentile è entrato nell’appartamento di piazza Matteo D’Aiello intorno alle 16,35, prima ancora era stata la sua ex ragazza, Daniela Tura De Marco (figlia del carrozziere ucciso) a presentarsi con l’avvocato Antonietta Cennamo.
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