La difesa voleva provare in quali condizioni di svantaggio Blade Runner si trovasse quando fu svegliato di soprassalto nel cuore della notte credendo che nel bagno di casa sua vi fosse un intruso invece della sua fidanzata Reeva Steenkamp, che fino a quel momento aveva dormito con lui. Quell’uomo barcollante e malfermo, ha detto l’avvocato Roux mentre Pistorius faceva la sua dimostrazione, “non è l’uomo forte e ambizioso” che ha fatto la storia alle Olimpiadi a Londra sei mesi prima della tragica notte di san Valentino del 2013, in cui uccise Reeva sparandole quattro colpi di pistola attraverso la porta chiusa del bagno, senza avere né il tempo né la lucidità per agire in modo razionale. “Non è l’uomo vincitore di medaglie d’oro che va giudicato” e non bisogna immaginarlo quella notte mentre corre verso il bagno con una medaglia d’oro al collo”. Invece, “è un uomo di 1 metro e 85 in equilibrio su dei moncherini alle 3 di notte al buio che va giudicato”, ha concluso l’avvocato Roux. Pistorius, il cui verdetto di primo grado per omicidio colposo è stato cancellato e aggravato in appello in omicidio volontario, rischia 15 anni di carcere. E deve nuotare anche contro la corrente dei sentimenti prevalenti nell’opinione pubblica, divenuti ancora più ostili dopo la commovente testimonianza in aula, ieri, del padre di Reeva, Barry Steenkamp
CRONACA
15 giugno 2016
Pistorius gioca la carta della compassione: in aula senza protesi