Italia-Irlanda promuove Conte. Paradossalmente è così, perché il ct dimostra che finora l’undici titolare scelto è quello che gli dà più affidabilità e che le seconde linee, dopo la prestazione contro l’Irlanda, sono destinate a restare tali se le scelte non saranno obbligate. Unico che merita un discorso a parte e che esce a testa altissima dal confronto con l’Irlanda è Lorenzo insigne, sacrificato sull’altare dell’equilibrio, ma che dimostra di essere l’unico vero grande talento del calcio italiano. Finisce 1-0 per gli irlandesi, che accedono agli ottavi di finale, dove l’Italia, prima nel girone, troverà la Spagna, una sorta di beffa del calendario che ripropone subito la finale di quattro anni fa.
Picchiano gli irlandesi, devono vincere e vanno al limite in ogni contrasto. L’inizio è del’Irlanda, Sirigu si sa superare su un colpo di testa di Murphy su azione d’angolo, ma è il chiaro segnale che l’Italia-2 non riesce a prendere in mano la partita (quando bisogna giocare anche i titolatissimi di Conte hanno qualche problema) e subisce il ritmo elevato degli uomini del ct O’Neill. Immobile e Zaza appaiono isolati, devono arretrare tantissimo per giocare qualche pallone, il loro inizio gara si caratterizza soprattutto per l’aggressività sui centrali dell’Irlanda a cui deve essere impedito di impostare. La partita non è bella, però a vederla nessuno direbbe che l’Italia non ha bisogno di fare risultato. Il centrocampo concede un po’ di più e Ogbonna non è Bonucci, per questo l’Irlanda si affaccia anche con una certa pericolosità dalle parti di Sirigu, pur senza concludere ma creando apprensione. Gira 42 volte a vuoto la lancetta dei minuti, poi finalmente il primo tiro in porta di Ciro Immobile, un misto di ricerca di precisione e potenza che porta solo agli applausi per il tentativo e nulla più. Concede tanto l’arbitro Hategan, anche a Bernardeschi, che frana addosso a McCleane in area senza pagarne le conseguenze.
Più convita la Nazionale nella ripresa, con Bernardeschi e De Scoglio che trovano il coraggio di guadagnare qualche metro in avanti. Il discorso di Conte, nell’intervallo, non sarà stato quello di “Ogni maledetta domenica”, vista l’inconsistenza della posta in palio, ma produce ugualmente i suoi effetti ed è un’Italia che mette in campo maggiore orgoglio. I risultati si vedono: arriva il primo cross di De Sciglio e anche il primo tiro in porta di Zaza, bellissimo, in girata, ma di pochissimo alto. L’ultimo quarto d’ora, o poco più, è di Lorenzo Insigne. Entra al posto di Immobile ed è chiamato a dare la scossa ad una squadra un po’ piatta, che non riesce mai a distendersi con lucidità, anche perché mancano gli uomini che sanno giocare il pallone nell’impostazione della manovra. Gli bastano pochi minuti e fa la cosa migliore della partita, andandosene via da solo e calciando sul palo. Non c’è Giaccherinho, ma Lorenzinho accende la partita, porta a spasso gli avversari e dà la scossa. I compagni riconoscono che può caricarsi la squadra sulle spalle e lo cercano in continuazione. Squadre lunghe e a 6’ dalla fine, dopo un salvataggio di Sirigu, Brady si inserisce e alle spalle di Bonucci conclude di testa in porta per l’1-0 dell’Irlanda che trova il gol qualificazione.