Conti correnti zeppi di ricavi messi insieme con il suo lavoro di escort: decine di migliaia di euro rintracciati dai finanzieri, con una perquisizione e un’agendina, ritrovata nel corso di una perquisizione domiciliare, a completare il quadro. Le tariffe erano presto fatte: 100 euro al giorno, 3000 euro al mese di minimo. A quel punto l’Agenzia delle Entrate ha chiesto, intimato irpef, addizionali e contributi, compresa iva sugli incassi. Senza contare le spese per la pubblicità. La commissione tributaria di Savona, che si è pronunciata, definisce “cortigiana” la professione della squillo di lusso, e aggira la mancata regolamentazione del mestiere in Italia. «La prostituzione – che la legge italiana non classifica come reato – è prestazione di servizio verso corrispettivo e quindi rientra nei controlli del fisco. La escort è considerata lavoratrice autonoma, una professionista pagata integralmente e direttamente dal cliente. La sentenza è riportata su cassazione.net, con precisazione che i soldi sui conti fungono da indizio per l’evasione.
CRONACA
9 luglio 2016
Scoperta l’agenda della escort: tutti i nomi dei clienti, ma a lei costerà caro