L’ultimo episodio di cronaca è quello che ha visto protagonisti di un macabro scenario minorenni. Minorenne la vittima, minorenni i carnefici. Teatro di uno stupro ai danni di una ragazzina è stato Pimonte, Comune di poco più di 6mila abitanti sui Monti Lattari. Un reato di cui nessuno vorrebbe mai sentir parlare, a maggior ragione perché gli orchi in questo caso sono adolescenti che, nel corso di un blitz, sono stati denunciati all’autorità giudiziaria. E mentre la provincia trema al solo pensiero che quegli aguzzini possano avere le facce pulite di “bravi ragazzi”, anche a Napoli si manifesta l’orrore. Bimbe a cui è stata strappata l’innocenza, nel silenzio (volontario o meno) di chi dovrebbe tutelarle. A dirlo sono i dati – allarmanti – dello sportello anti violenza del San Paolo: al cosiddetto percorso rosa dal 2009 ad oggi sono arrivati 97 minori violati al di sotto dei 14 anni. Miriam (il nome è di fantasia) è l’ultimo nome di un elenco da brividi. Residente con la sua famiglia in un Comune della provincia a nord di Napoli, a 11 anni ha subito violenze per mesi da un gruppo di ragazzini. Nemmeno suoi coetanei, dato che l’età media del branco era tra i 12 e i 13 anni. Una storia da far rabbrividire, a sentirla raccontare. Perché i bambini non si toccano, come dice la regola comune a gran parte della collettività. Eppure a strappare l’infanzia a Miriam sono stati dei bambini. Bambini che si vogliono sentire adulti e che a 12 e 13 anni hanno usato violenza contro una ragazzina di appena 11 anni. Ma come è cominciato l’incubo della piccola? Circa 10 giorni fa Miriam arriva allo sportello rosa del San Paolo accompagnata dai genitori, da un’assistente sociale e dai poliziotti che hanno segnalato il caso ai medici dell’ospedale. Ha il viso stretto tra le mani, gli occhi bassi e nessuna voglia di parlare. Per lei, come da prassi, un pediatra avrà il difficile compito di accertare le violenze subite. «In questi casi – spiega Mario Guarino, dirigente medico d’urgenza, responsabile del percorso rosa – il pediatra ha le funzioni del ginecologo, data l’età della paziente». La visita confermerà quanto denunciato dalla famiglia e soprattutto quanto raccontato dalla bimba, prima ai poliziotti e poi ai genitori. Tutto era cominciato su Facebook. Un gioco. Una richiesta da parte del fidanzatino della bambina, che la invitava a partecipare a «riunioni di gruppo» insieme ad altri amici, tutti tra i 12 e i 13 anni. «All’inizio lui mi faceva delle cose – è il racconto allucinante della bimba – poi mi ha portato in una casa, dove anche gli altri mi hanno fatto delle cose». E da lì il racconto, crudo e dettagliato, degli abusi e delle violenze subite. Violenze a turno, sotto gli occhi di una decina di bambini, che incitavano e presumibilmente filmavano gli incontri dello stupro a una loro coetanea. Dopo di che un pianto liberatorio, in presenza dei servizi sociali e di sua madre. Ma grazie alle indagini avviate dalla polizia di Stato sul social network è stato possibile risalire ai responsabili, verso i quali saranno presi provvedimenti previsti dalla legge, data la minore età. A Miriam, che ha subito quelle nefandezze per circa 4 mesi, ora non resta che dimenticare, grazie all’amore dei suoi genitori e al sostegno dell’equipe di psicologi dello sportello rosa del San Paolo. Per tornare a giocare, come una volta, con le bambole. Come tutte le bimbe della sua età.
CRONACA
26 luglio 2016
Orrore a Napoli. 11 ragazzini 13enni seviziano una bambina