Come una droga. Niente di più, niente di meno. Tanto che «molti rinunciano finanche ai propri doveri coniugali» perché attratti da un piacere che diventa molto più grande. E il dato a Napoli è allarmante: su un milione di abitanti, circa 200mila persone ne soffrono. Eppure per molti la parola ludopatia rappresenta ancora un tabù. Di più e peggio che la parola droga. Anche se, di fatto, una droga lo è a tutti gli effetti. A lanciare l’allarme, alla luce del rischio dell’apertura di una nuova sala slot nella centralissima piazza Dante, è Ciro Colursi, dell’Associazione Giocatori Anonimi, che ha sede a Napoli dal 2012. «In realtà l’Associazione fu fondata negli Stati Uniti alla fine degli anni cinquanta – spiega Colursi – e a Napoli – con le sedi di Supportico Lopez e via dei Cimbri – è nata quattro anni fa. Mentre in Campania esiste da 16 anni, con un totale di 6 gruppi in tutta la regione. Oggi la fascia di popolazione che è affetta da ludopatia è notevolmente aumentata e non c’è uno standard. Età, status sociale e professione sono assolutamente trasversali rispetto al fenomeno». Dai 20 ai 60 anni, giovani, donne, liberi professionisti e finanche rappresentanti delle forze dell’ordine tra i soggetti che finiscono con l’essere risucchiati dal gioco. «Le donne sono quelle che prediligono Bingo e 10&lotto; gli uomini le slot e le bollette nei centri scommesse». Ma soprattutto non c’è un ceto sociale preciso, né una fascia d’età altrettanto specifica: «molti sono addirittura appartenenti alla stessa famiglia ed hanno dai 23 ai 30 anni. Sono fratelli oppure marito e moglie». Ma perché il pericolo che apra i battenti una nuova sala giochi in una delle piazze simbolo del centro storico di Napoli è così imminente? «Ci sono due fattori essenziali – rimarca il rappresentante di Giocatori Anonimi – uno è che inaugurare in quella zona ossia nel cuore del centro storico una sala giochi è un serio rischio per i giovani; l’altro è che, fatto ancora più grave, questo avvenga in un edificio che è di proprietà del Comune, si trova a 50 metri dalla sede dei vigili urbani e nessuno intervenga con un atto concreto. Quella di piazza Dante, semmai aprirà – avverte Colursi – sarà un casinò a tutti gli effetti». Ma cosa ci sarà, di fatto, all’interno dei locali al primo piano dell’ex Anagrafe di piazza Dante, dove è comparso uno striscione pubblicitario circa una settimana fa? «Presumibilmente in quella tipologia di agenzia – spiega Colursi – saranno disponibili per il pubblico le cosiddette Vlt, vale a dire un tipo di macchinette collegate a un sistema nazionale, dove si possono inserire soprattutto banconote e non semplici monete. Per un giocatore sarà la morte assoluta. Perché in questo modo ognuno rischierà di perdere centinaia di euro». E qual è il ruolo dello Stato in tutto questo? «Premesso che lo Stato dovrebbe avere una funzione di controllo sulle sale gioco lecite, ma alla fine non riesce a imporre questa funzione nemmeno se sanziona le agenzie illegali con 800 milioni di euro e queste non pagano. Anzi, hanno concordato una transazione per cui le sale in questione dovevano versare allo Stato il 70 % di quella somma. Ma nemmeno quella il Governo è riuscito a incassare». Fondamentale come supporto all’Associazione sono i Sert: «collaboriamo con alcune sedi a Napoli, che ci segnalano i casi, ma è difficile uscirne. Il gioco è come una droga». Niente di più, niente di meno.
CRONACA
30 luglio 2016
Liberi professionisti, donne e forze dell’ordine: ecco i malati del gioco