Una vita da mediano e da allenatore. Di campi, Gianni Di Marzio, ne ha calcati nella sua lunga carriera. E di esperienza ne ha da vendere, lui che ha scoperto il re del calcio, Diego Armando Maradona. Contattato da Metropolis, l’attuale consulente del Palermo ha commentato le ultime vicissitudini del Napoli, squadra che ha allenato negli anni ‘70, prima delle sue esperienze con Catania e Catanzaro in A.
E’ scoppiata la bomba Higuain a Napoli, l’ennesima stella che è “scappata” dopo Lavezzi, Cavani e lo stesso Benitez.
«I calciatori bisogna trattenerli, soprattutto i grandi. Si deve seguire il modello delle big quali Real Madrid e Barcellona. La politica del Napoli è completamente diversa, il club pensava che la clausola di Higuain potesse essere sicura. Invece, è andata come è andata. Di sicuro poteva essere accontentato, magari attraverso un rapporto più democratico. Lui voleva una squadra degna della città essendo uno dei migliori calciatori al mondo. Per Benitez sappiamo cosa è successo e va solo ringraziato. Ha dato al Napoli un calcio propositivo, ha colto nel segno e ha garantito calciatori come Callejon, Albiol e lo stesso Higuain. E’ stato un ottimo allenatore, anche se forse troppo integralista. Dopo Mazzarri ha saputo consegnare al Napoli una diretta linea tattica e di gioco.
Le clausole sono divorzi già annunciati?
«Queste sono iniziative imprenditoriali di aziende che fanno altri lavori, così come il presidente del Napoli che si occupa di cinema. Poi c’è chi condivide o meno, ma questo è un altro discorso. A volte possono essere anche un modo per tutelarsi ed evitare situazioni scomode. Sul caso Higuain il patron ha voluto fare il populista, parlando da tifoso. Sono del parere che queste siano polemiche sterili, i fatti adesso dicono che un grande attaccante è andato via».
Il Napoli sta lavorando al dopo Higuain. Tra i nomi finiti sul taccuino di Giuntoli si parla anche di Balotelli.
«Non è mai stato un fuoriclasse, per me rappresenta solo un buon calciatore. Si è sponsorizzato facendo altro nella vita, con comportamenti extra calcistici poco consoni al mondo di uno sportivo. La copertina del Times, ad esempio, l’ha guadagnata non come Maradona, Messi o Higuain. E credo che adesso non meriti più chance, ha sperperato e sprecato tutto. Mi dispiace dirlo, ma si atteggia a un Maradona che non è».
Nelle ultime settimane De Laurentiis ha fatto di tutto per Icardi. Vale oltre 60 milioni di euro? Può raccogliere la pesante eredità del Pipita?
«Icardi è sicuramente un ottimo attaccante, è stato anche capocannoniere, ma non ha i piedi di Higuain. Nel calcio si è fatto notare anche per altre cose e la moglie-manager è brava a ruotare intorno ai calciatori. Il Napoli adesso è rimasto spiazzato dalla scelta di Gonzalo, s’è fatto prendere in contropiede. La dirigenza non ha mai pensato concretamente che potesse lasciare Napoli, anche se avrebbe potuto farlo attraverso l’articolo 17 e altri parametri. Non so, però, se siano state inserite nel suo contratto particolari clausole che lo impedivano. Resta di fatto che l’ambiente adesso è deluso. Anche Milik, ad esempio, è un buon calciatore, ma non capisco poi perché vendere Gabbiadini. Tra l’altro, andrebbe via per 15 o 20 milioni di euro. Anche Manolo, se avesse giocato, avrebbe garantito i gol di Milik. L’ex Sampdoria conosce il calcio italiano perfettamente. Tra i due ovviamente ci sono differenze. Milik è più alto ed è più un calciatore da area di rigore. Gabbiadini ha un piede più elegante, potrebbe fare l’esterno anche se per Sarri quest’anno è stata l’alternativa di Higuain.
Con l’arrivo di Icardi Sarri dovrebbe rifare i conti con un attacco affollato. Pensa che il 4-3-3 sia il modulo da adottare?
«Sarri ha fatto bene con questo abito tattico. Ricordiamoci che a inizio campionato col 4-3-1-2 non aveva raggiunto successi. Penso che si possa continuare col 4-3-3, anche perché avere due punte che si calpestano i piedi in attacco non è il massimo».
Sarri ha detto che non firmerebbe per il secondo posto. Cosa manca a questa squadra per il definitivo salto di qualità?
Al Napoli manca quello che ha la Juventus. Dispiace dirlo, ma è così. Tutte le squadre della A sono sotto ai bianconeri. Manca un’organizzazione stile Juventus. Lo scorso anno ci ho giocato contro e avevano una Ferrari. La Juventus, insomma, è dieci anni avanti, ha un assetto chiaro. Non può fare tutto una sola persona e credo sia necessario il settore scouting, quello che va in giro in cerca di nuovi talenti».