«Il mio Napoli mi ha regalato emozioni indimenticabili ma anche tante amarezze». Roberto Fiore inizia così il lungo racconto della sua carriera. Presidente del Napoli dal 1964 al 1967, in Campania ex patron anche di Ischia e Juve Stabia, ha rappresentato per il mondo del calcio un vulcano di idee. Un rivoluzionario, per intenderci. A 92 anni compiuti, a Roberto Fiore si deve il riconoscimento di aver ideato la prima società per azioni del calcio italiano. Da uomo competente e intuitivo, ha esportato il modello Napoli in tutta Italia, costringendo la Federazione a seguire i suoi passi. E Roberto Fiore di quegli anni ricorda tutto perfettamente. Ogni retroscena, ogni dettaglio. Perché Napoli l’ha amata e l’ha vissuta nel profondo, tanto che l’etichetta di patron difficilmente può scrollarsela di dosso nonostante gli anni passati. E anche se prova a mascherare le emozioni, è la voce rotta a tradirlo: «Torno al San Paolo dopo quindici anni dall’ultima volta – racconta Fiore – Arrivai a Fuorigrotta per assistere Juve Stabia-Napoli. Domani (oggi, ndr) sarà per me un qualcosa di indescrivibile, potrebbe essere l’ultima occasione per rivedere il mio amato pubblico. Ho promesso che sarò presente, ma temo che non sarà facile. Lì ho scritto la storia e non potrò ricordare i nonni di quei tanti ragazzi che saranno presenti e con cui ho gioito in passato». Rispolvera i ricordi, Roberto Fiore. E la fotografia di quegli anni diventa sempre più nitida: «Domani (oggi, ndr) sono 90 anni di storia perché il Napoli sulla carta è nato il 1926. Ma il Napoli l’ho fondato io il 25 giugno del 1964. Sono stato il primo ad abbinare una società per azioni al calcio. Tanto che la Federazione seguì il modello Napoli. Perché in passato i dirigenti quasi entravano e uscivano dal mondo del calcio. Ho trasformato personalmente il Napoli da una piccola a una grande squadra. L’ho portata in Europa – incalza Fiore -. Sono rimasto nel cuore dei napoletani, così come loro nel mio. Ho portato all’ombra del Vesuvio campioni come Sivori e Altafini, registrando il record degli abbonati nella storia: 73.000 unità. Lo stadio dell’epoca aveva una capienza di 82.000 persone e solo quest’aspetto mi impedì di portare a Napoli il grande Pelè. Feci un’offerta al Santos di 100 milioni, lei sa all’epoca cosa significa – scherza Fiore – ma avrei avuto bisogno di un impianto più capiente, perché non avevo avrei potuto ospitare 120.000 abbonati. Insomma, in quegli anni sono stato vicino a uno dei più grandi del calcio. Avevo già l’accordo in tasca, all’insaputa di tutti formulai un’offerta colossale. Il calciatore gradiva la destinazione Napoli e lui stesso l’ha confermato di recente. Deve sapere che io regalavo biglietti, facevo entrare le persone gratis. Il questore mi diceva “Cosa fai?”. Semplicemente, volevo rispettare quei tifosi che non potevano permettersi di comprare il ticket».
In 90 anni di storia la squadra partenopea ha vinto appena due scudetti, il primo nel 1987 con Bianchi e il secondo nel 1990 con Bigon. Poi dall’era d’oro si è passati a quella grigia e buia del fallimento. «Sono pochissimi per un pubblico come quello napoletano – spiega con rammarico Fiore – andava fatto di più. Per fare grande una squadra vanno comprati anno dopo anno calciatori di un certo spessore. Questo è il mio slogan. L’era Ferlaino è stata il male del calcio Napoli, quegli anni sono stati d’oro solo grazie a Maradona, che tra l’altro fu portato da Iuliano. Basta pensare che nel 2007 Napoli e Juventus furono promosse dalla Serie B alla A. I bianconeri partirono da una formazione discreta prima di costruirne una grande, vincendo poi la bellezza di 5 scudetti. Il Napoli, invece, non ha saputo farlo».
Fiore è stato il presidente di core ‘ngrato Altafini. Adesso ce n’è un altro al suo posto. «Altafini non è stato core ‘ngrato ma questa è una storia molto lunga. Di Gonzalo Higuain, invece, preferisco non commentare».
Nel 1966 Fiore decise di dimettersi e mettere un punto al suo legame con il Napoli. Toccò poi a Corcione fare il presidente, con Fiore come amministratore delegato. Poi il colpo di scena: Corcione morì e Ferlaino comprò le azioni della vedova che lo portarono a dire addio. Così la sua passione trovò terreno fertile a Castellamare con la Juve Stabia, senza mai dimenticare i colori azzurri, quelli che stasera torneranno a brillare attraverso la luce dei suoi occhi.