La firma del boss Vincenzo D’Alessandro sull’omicidio di Gino Tommasino, il consigliere comunale del Pd ucciso il 3 febbraio 2009, sotto gli occhi del figlio allora 12enne, da un commando di fuoco che arrivava da Scanzano. Il capoclan, finora mai formalmente indagato per il delitto eccellente di Castellammare, indicato come mandante ultimo e decisivo di quell’omicidio. Emerge dalle motivazioni della sentenza con cui i giudici della seconda sezione della Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Napoli hanno cancellato gli ergastoli incassati in primo e secondo grado da Catello Romano, il più giovane dei 4 killer difeso dall’avvocato Francesco Schettino, e Renato Cavaliere, diventato collaboratore di giustizia alla vigilia della decisione della Suprema Corte assistito dall’avvocato Valeria Maffei, trasformandoli in 30 anni di reclusione a testa.
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