Una vera e propria “strategia di impresa” criminale, messa a punto dalle organizzazioni italiane, che in patria hanno diversi ruoli e ambiti territoriali di azione, ma all’estero sanno anche fare fronte comune. La relazione della Direzione investigativa Antimafia sui risultati conseguiti nella seconda parte del 2015 parla chiaro: la mafia, intesa come criminalita’ organizzata, sfrutta la globalizzazione per espandere i propri business e si avvale soprattutto delle nuove tecnologie, come il web, per abbattere ogni confine geografico. Senza dimenticare la corruzione per ottenere appalti pubblici, che resta comunque tra le fonti di primario interesse (e guadagno) della malavita. “Evidenze info-investigative confermano la tendenza di ‘Cosa nostra’ a proiettarsi, specie oltre i confini nazionali, verso la fornitura di ‘servizi criminali’ – si legge nel documento -. L’imprenditore corrotto ricerca d’iniziativa l’intervento del mafioso per riceverne prestazioni quali protezione, vigilanza, offerta di informazioni riservate, accesso a circuiti politico-finanziari, illeciti finanziamenti, diritto a partecipare o ad aggiudicarsi gare di appalto; dall’altro, ‘cosa nostra’ concretizza obiettivi come quello di massimizzare i profitti, allentare la coesione sociale e depotenziare l’impegno civile contro la mafia”. Incidere nel settore degli appalti pubblici “e piu’ in generale la tendenza a condizionare il buon andamento della Pubblica Amministrazione – e’ scritto ancora -, rappresentano un ulteriore centro di interessi di ‘cosa nostra’, utile non solo ad intercettare fondi e a mantenere produttive le imprese infiltrate, ma anche a monopolizzare interi comparti dell’economia”. La globalizzazione non spaventa le organizzazioni mafiose, che anzi dimostrano una “forte propensione ad operare oltre le Regioni di origine, avendo preso coscienza che l’ambiente su cui applicare il ‘protocollo di infiltrazione mafiosa’ non e’ tanto ‘geografico’, quanto sociale e conseguentemente economico”, riporta la Dia. “Ad oggi, e’ un dato di fatto che la crescita dei volumi dei traffici illegali – si pensi a quello delle sostanze stupefacenti, ma anche a quello delle scommesse online – procede di pari passo con l’internazionalizzazione dei processi economici e finanziari, dai quali vengono mutuati i circuiti e le strategie di affermazione su mercati non ancora saturi. Il rinvio al traffico di droga e a quello delle scommesse via web non e’ casuale”. La crisi gioca a favore della criminalita’, perche’ “la connaturata capacita’ di ‘cosa nostra’ di infiltrarsi alla radice del tessuto imprenditoriale di un determinato territorio consente all’organizzazione, specie in aree economicamente depresse, di accreditarsi come un valido interlocutore, portatore di cospicue risorse finanziarie e di un considerevole ‘capitale relazionale’, da sfruttare anche all’estero, per intercettare le nuove linee di tendenza degli affari illegali – scrive la Direzione investigativa antimafia -. Le proiezioni extranazionali dell’organizzazione si sono, infatti, rivelate funzionali sia alla realizzazione di importanti traffici internazionali di droga, sia all’espansione dei propri interessi imprenditoriali”. Mentre “i comportamenti criminali ‘ndranghetisti appaiono, invece, ancora oggi, legati ad un patrimonio identitario ancestrale, che consente anche a cosche di diversa matrice provinciale, in alcuni casi addirittura contrapposte, di creare fuori Regione e all’estero solide convergenze affaristico-criminali. Una ‘strategia d’impresa’ che non trascura, poi, la possibilita’ di far ‘associare in partecipazione’ anche imprese colluse con ‘cosa nostra’ e con la ‘camorra’, costituendo, di fatto, una ‘societa” in cui l’affidabilita’ viene da quel ‘capitale mafioso interamente versato’ che rappresenta, anche all’estero, garanzia di sicuri e consistenti profitti”. Cosi’ “Paesi del centro Europa, ma anche oltreoceano, diventano non solo aree di destinazione degli stupefacenti, ma veri e propri spazi di radicamento, in cui gli interessi delle cosche si consolidano”. Procede a geografia variabile invece la pianificazione del contrasto alla camorra “dove a manifestazioni cruente che continuano a segnare con decine di omicidi la citta’ di Napoli, si alternano aree, quale quella vesuviana e casertana, in cui la presenza camorristica, comunque pervicace, si manifesta in maniera piu’ silente ma non meno insidiosa, in quanto riflesso di assetti criminali piu’ stabili – spiega la Dia -. Di contro, fuori regione e all’estero, l’organizzazione tende ad assumere la connotazione di un vero e proprio ‘sistema criminale’ con una spiccata propensione ad organizzare traffici internazionali di sostanze stupefacenti e ad infiltrarsi in attivita’ imprenditoriali collegate al turismo e alla ristorazione”. Mentre sono “meno articolate, per quanto comunque insidiose, le architetture criminali delle organizzazioni pugliesi e lucane – prosegue l’antimafia -, proiettate verso forme di collaborazione strutturate con i gruppi dell’area balcanica per la gestione dei traffici di stupefacenti”. Ma resta la corruzione “l’humus ideale per far permeare la mafia: la corruzione diventa essa stessa reato spia di un meccanismo perverso, la cui unica finalita’ e’ quella di infiltrare e condizionare i processi della Pubblica Amministrazione”.
CRONACA
3 agosto 2016
L’Antimafia: “Ecco come funziona il sistema criminale in Italia”