Tra i corridoi che dividono le stanze al primo piano dell’edificio comunale si sente ancora il tanfo di escrementi. Sono quelli che le volontarie dell’associazione Frida Kahlo hanno trovato nei bagni, completamente otturati, due giorni fa nella sede dello sportello anti violenza di via Soffritto. Siamo ai Camaldoli, periferia a nord di Napoli, al confine con Marano. Quello che qualcuno ha messo a segno contro uno spazio che ha una funzione sociale dal 2011 è senza dubbio più che una minaccia. E’ di più. E’ un marcare il territorio e, di conseguenza, i beni comuni col proprio nome. Col proprio potere. Non a caso su muti, porte e finestre gli autori del raid di due notti fa si sono firmati: ‘o Lell, Auciell, Scialupp sono alcuni dei nomignoli che i guaglioni che dettano legge nel quartiere si sono affibbiati per lasciare il segno anche in questo caso. E a suggellare la loro presenza, che hanno fatto sentire nei locali dove tante donne vittime di abusi e violenze quotidiane si recano, hanno lasciato una scritta, facilmente interpretabile: “Camaldoli regna”. Una zona che – si sa – è sotto lo scacco del clan Polverino. Una delle famiglie malavitose più potenti dei Comuni dell’area a nord di Napoli. Ma veniamo al raid di pochi giorni fa nella sede dello sportello (ex sede Anagrafe del Comune) intitolato a due vittime di femminicidio: Enza Cappuccio e Florinda Di Marino. Due donne che hanno pagato con la vita la scelta di uomini sbagliati come loro compagni. Nomi che restano nella memoria di chi si rivolge al servizio offerto – a titolo gratuito – dalle socie di Frida Kahlo. Sono state queste ultime a compiere l’amara sorpresa martedì mattina e a sporgere immediatamente denuncia alla locale stazione dei carabinieri. Uno scenario inquietante quello dinanzi al quale si sono trovate le volontarie: porte e finestre rotte, arredi e stanze messe a soqquadro, servizi igienici inutilizzabili e completamente intasati di escrementi lasciati dai balordi. Il quinto raid, secondo Stefania Fanelli, portavoce dell’associazione, che ha inoltrato una richiesta urgente di messa in sicurezza al commissario prefettizio di Marano Francesca Fico e al dirigente dell’Ufficio Patrimonio del Comune Maria Giuseppina D’Ambrosio, poiché in origine la sede era stata affidata in comodato d’uso dal Comune di Marano. Locali nei quali c’è anche la sede di una scuola, dove di recente alunni, maestre e mamme hanno completato un murales dedicato alla memoria di Florinda Di Marino, che aveva insegnato lì fino al 2009. «Per la quarta volta il nostro sportello è stato vandalizzato – scrivono le volontarie sulla pagina Facebook dell’associazione – ma noi continueremo nonostante tutto ad essere operative senza arrenderci a questa vergogna. Solidarietà alle nostre socie che con tanto impegno sono presenti e attive ogni giorno sul territorio. Non ci spaventeremo e manderemo avanti il nostro progetto per le donne vittime di violenza».
CRONACA
4 agosto 2016
Napoli, sportello anti-violenza devastato. I clan hanno rivendicato il raid